Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 25 novembre 2018
Come facciamo a coltivare la speranza di pace in tempi come questi? (padre E.Balducci - Commento alla parola - CRISTO RE)
25 NOVEMBRE 2018 – FESTA DI CRISTO RE – 34^ TO – Anno B
I simboli antichi del potere, basta trasferili in un registro odierno, rimangono gli stessi, danno lo stesso messaggio che ci dà la cronaca di tutti i giorni.
PRIMA LETTURA: Dn 7,13-14- SALMO: 92- SECONDA LETTURA: Ap l, 5-8- VANGELO: Gv 18, 33b-37
Ci sono momenti, specie in questi tempi, in cui, per la spinta dell'alternativa alla catastrofe, questo sogno di pace, di una umanità senza più strumenti di conflitto ci possiede come una ebrezza. Ma poi - ecco il secondo moto - ci ritroviamo sotto le forche caudine della cronaca di tutti i giorni e ci domandiamo se per caso non siamo degli illusi.
Come facciamo a coltivare questa speranza mentre l'andamento delle cose è irrimediabilmente lo stesso? I simboli antichi del potere, basta trasferili in un registro odierno, rimangono gli stessi, danno lo stesso messaggio che ci dà la cronaca di tutti i giorni.
Questo conflitto tra la condizione reale della nostra esperienza storica e la luce dell'adempimento è - a mio giudizio - una specie di partecipazione personale, diretta, in termini comprensibili e aggiornati, al mistero di Gesù Cristo.
Una partecipazione che si realizza in modo oggettivo, cioè anche in coloro che non sanno nominare Cristo, né lo conoscono o lo respingono poiché la sua immagine, passata attraverso filtri deformanti, non dice più nulla alla loro coscienza. [ ... ]
La regalità di Gesù Cristo, liberata da tutti i miti e da tutte le corone di costantiniana fattura, è il trionfo della pace, è il trionfo della fraternità nel consenso. In questa luce, che certo è futura ma splende già dentro come guida delle coscienze, trovano senso differenziato la violenza del potere che crocifigge il Giusto e la violenza di chi si ribella a questo potere, purché resti fermo che il senso ultimo di questa drammatica vicenda è manifestato in questo mistero dell'uomo Gesù Cristo che ha creduto nell'amore fino al dono di Se stesso.
Egli ha perso, certo, ma i cristiani sanno che ha vinto perché questa vittoria non è rimasta un verdetto morale delle coscienze nobili di tutti i secoli: questa vittoria è stata affidata alla sfida del Padre che è nei cieli. Quel crocifisso Egli lo ha costituito Signore. Signore dove? In quale trono? In nessun trono! Il trono di questa regalità è la coscienza dell'uomo che crede in una umanità fraterna e per questa fede dà se stesso. Ovunque sia, di qualunque religione sia, il motivo vero di quel gesto, di quel progetto è questo: il trionfo dell'unica signoria che non fa torto a nessuno perché il vero nome di Gesù Cristo è 'figlio dell'uomo'. Non è un nome di parte, è il nome della totalità, perché tutte le cose sono state create in Lui e per Lui.
Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol. 3
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