Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 18 novembre 2018
A noi interessa il presente! (p.Balducci - XXXIII DOMENICA T.O.)
18 NOVEMBRE 2018 – XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B
Cosa vuoi dire assecondare il messaggio evangelico? Non vuol dire divagare sul giorno in cui verrà Gesù Cristo, vuoi dire stare attenti alla gemma, che è una cosa minima, quantitativamente irrilevante, anzi per lo più gli osservatori non ce la fanno a vederla in quanto noi osserviamo con schemi prestabiliti. Anche i più liberi di noi hanno già schemi di lettura per vagliare le cose. Dobbiamo spezzare questi schemi di lettura.
PRIMA LETTURA: Dn 12, 1-3- SALMO: 15- SECONDA LETTURA: Eb 10,11-14.18- VANGELO: Mc 13, 24-32
Prendiamo il fatto che ci sgomenta davvero, il fatto che questa nostra civiltà dell'avere, di cui siamo così fieri, è attraversata da minacce terribili perché sentiamo che essa non può più proseguire. La civiltà del consumo è mortale. Lo vediamo già. Voi immaginate appena appena che questo modello si estenda a tutti gli uomini e avete la fine del mondo.
Allora uno dice: «È catastrofe!». Certo che lo è, ma non potrebbe essere il segnale che dobbiamo inventare un altro stile di vita? È un germoglio. Ci sono molti che scelgono di vivere in un altro modo e allora anche forme di vita che prima venivano qualificate come barbare e disumane ci appaiono sapienti: una vita più accomodata con la natura, meno tesa verso l'accumulo del consumo. È un bivio. Chi ha ragione? Il fatto si è che c'è un segno mortale su di noi: così non si può andare avanti. E un segno apocalittico di nuovo tipo.
Non dobbiamo star fermi a quelli antichi. E voi vedete come, quando ci troviamo con la coscienza sulla lama del coltello, l'istinto primo è di ritirarsi indietro, di respingere in maniera parossistica l'invito alla novità E vedremo cosa succede. Ho voluto dare due indicazioni, ma potrei perlustrare la stagione per vedere il ramo del fico e potrei indicarvi molte gemme. Cosa vuoi dire assecondare il messaggio evangelico? Non vuol dire divagare sul giorno in cui verrà Gesù Cristo, vuoi dire stare attenti alla gemma, che è una cosa minima, quantitativamente irrilevante, anzi per lo più gli osservatori non ce la fanno a vederla in quanto noi osserviamo con schemi prestabiliti. Anche i più liberi di noi hanno già schemi di lettura per vagliare le cose. Dobbiamo spezzare questi schemi di lettura. Secondo me è fondamentale anche per spiegare altre cose del nostro tempo, ad esempio la crisi delle ideologie. Chi stava dentro una ideologia stava dentro uno schema che era la sua vita. Pensiamo a certe crisi ideologiche di partiti di tradizione rivoluzionaria. Un pericolo è di rimanere imprigionati dentro lo schema di ieri, ma se guardate le gemme vedrete che avete da consolarvi. Non è vero che è finito tutto, tutto comincia. È un discorso importante anche a livello del nostro discorso sociale. Bisogna avere un punto d'appoggio extraideologico ed extrareligioso. L'elemento messianico non è religioso e quindi non è legato al culto, al sacrificio, al tempio, al prete. Niente di tutto questo. Guardate le gemme, C'è qualcosa di più terreno di una gemma? Viene dalle viscere della terra, viene dal profondo dei succhi che attraversano la biosfera. Ebbene: è qui la verità, non in quello che discende dal cielo. Questo è un punto essenziale del discorso.
L'altro elemento di questo annuncio è : «Non vi preoccupale ai sapere quando verrà». Voi sapete che pullulano, perfino oggi, in questa illuminatissima società, gruppi, sette apocalittiche, escatologiche che attendono la fine del mondo. Pullulano perché sta crollando quella speranza storica che dava invece una specie di addomesticamento al vivere collettivo. Oggi che la speranza è fuggita c'è il ritorno a queste forme parossistiche di escatologia, di segno cristiano o no. Sentivo stamani che i culti satanici, i culti esoterici si moltiplicano anche in Italia a dismisura. Siamo all'inizio, perché è il crollo di fiducia storica che si sconta in queste cose. Noi dobbiamo stare attenti a non prendere come un meraviglioso risveglio religioso tutto ciò che appartiene ad un declino dello spirito. Il punto dirimente è questo: a noi non interessa sapere quando verrà. Noi siamo dentro uno schema di lettura cosmologico che non è quello orientale, né quello degli antichi greci; non è nemmeno quello dell'antica apocalittica ebrea. La scienza ci dice che è sicuro che il mondo finirà - è già scritto in cifre nelle risorse energetiche che la biosfera ha a disposizione, che sono limitate - ma a noi questo non importa. A noi importa di rispondere agli appelli del momento. Quando sarà quel giorno lo sa solo il Padre, che è come dire: non è problema per noi.
Eliminiamo ogni prospettiva apocalittica, intendendo per essa la tendenza a fissare in un calendario, come che sia, la scadenza. A noi interessa l'attimo, il momento in cui siamo. Qui dobbiamo rispondere, decidere di noi, accogliere la parola che ci viene detta e che è una parola di fiducia nel futuro, non una fiducia fondata su puri argomenti scientifici, ma una fiducia etica: questa grande fede che noi possiamo trasformare il mondo, possiamo creare un mondo fraterno, possiamo, rispondendo a ciò che i germogli chiedono, modificare la terra profondamente, vivere in un equilibrio diverso con la natura. Ora che siamo nel cuore della follia pensiamo a ravvederci e a vivere in un rapporto di fraternità con i popoli più diversi, a lasciare le biblioteche alle nostre spalle per leggere i libri vivi che sono gli uomini con gli occhi che attendono un sorriso. La speranza è nella carne umana, non nei libri delle biblioteche. Dobbiamo aprirci a questo futuro. Ci vuole coraggio. In questo momento messianico vedremo che anche tante distinzioni, così assillanti, tra chi va in chiesa e chi non va in chiesa non sono le cose che ci chiede il Signore. «Avete visto le gemme?». «No! Io ho visto un crocifisso». «Non mi importa, le gemme che nascono le avete guardate?». «Ho detto il rosario!». «Voglio sapere se avete visto le gemme».
Questa è la domanda che ci fa il Signore. A volte si vedono ambienti cristiani devoti che non sanno vedere una gemma, anzi nemmeno una fioritura perché sono chiusi, non hanno compreso che il messaggio di Gesù è quello di accogliere i segnali del regno di Dio, cioè della fraternità, dell'amore fino ai confini della terra, come è detto in questo brano: «Il Figlio dell'Uomo riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo». Un linguaggio immaginoso per dire tutte le creature. Questa è l'apertura messianica che dobbiamo allevare nel nostro cuore e allora sentiremo con forza che davvero l'annuncio del Vangelo è una buona novella, è un buon annuncio. Ma non è un annuncio destinato alle nostre fruizioni estatiche o intimistiche, è un annuncio che sveglia nel cuore una virtù che sarà sempre più difficile: la virtù della speranza.
Ernesto Balducci - da:”Gli ultimi tempi" vol 2 anno B
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