Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 5 giugno 2018

OSPITALITÀ E VERITÀ: IL DIALOGO CON L’ISLAM IN LOUIS MASSIGNON

Premessa
Dopo le figure di Henri Le Saux, Raimon Panikkar e Thomas Merton in dialogo con il mondo culturale e religioso dell’oriente, ci spostiamo decisamente a sud, sulle rive del Mediterraneo, per incontrare una nuova avventura umana e spirituale esemplificata dalla figura di Louis Massignon. Il suo dialogo, diversamente dai precedenti, è con l’universo musulmano e come sempre accade il linguaggio è chiamato a cambiare, perché non esiste un esperanto del dialogo, quasi ci fosse una regola universale che vale sempre e comunque. Quello che esiste è sempre un “dua-logo”: lo scambio tra due persone, tra i mondi che rappresentano, tra la ricerca di una verità che nessuna delle tradizioni possiede interamente. Per questo diventa vero quello che Massignon affermerà: solo nell’ospitalità si fa esperienza di verità. O almeno di una verità più piena. 


Dalla vita
Louis Massignon (1883-1962) è stato un grande cercatore nel campo del dialogo interreligioso, con la sua particolare vocazione di apertura all’islam. È riconosciuto come uno dei più noti conoscitori dell’islam e del mondo arabo, essendo responsabile del rinnovamento degli studi di mistica musulmana e anche del cambiamento della prospettiva missiologica cattolica rispetto al mondo musulmano. Uno, che a dire di chi lo ha conosciuto, è stato testimone straordinario dell’impegno evangelico in favore della solidarietà spirituale con l’islam e più in generale con tutti quelli che cercano l’assoluto.

Nato nel 1883 in Francia, respira fin da subito un ambiente caratterizzato da una grande laicità. L’interesse per il medio oriente e il mondo arabo gli viene dagli studi di egittologia e compie il suo primo viaggio in Algeria ancora nel 1901 ad appena 17 anni. Nominato, poi, membro dell’Istituto Francese di Archeologia Orientale al Cairo, si dedica a tempo pieno allo studio dell’arte e della civiltà, ormai decisamente agnostico. In uno dei suoi numerosi viaggi in terre musulmane viene catturato dalla polizia turca e imprigionato con l’accusa di spionaggio. Disperato, tenta addirittura il suicidio. Da quella esperienza di sofferenza e disperazione, inizia il suo processo di conversione.
E’ importante notare come per la ripresa della fede sia stato determinante, come egli stesso riconosce anni dopo, l’incontro con il mondo musulmano e l’ospitalità elargitagli da alcuni amici musulmani. In una lettera del 1938 segnala il posto che ha avuto l’islam nella sua conversione: “È ben vero che sono credente, profondamente cristiano, cattolico. E non è meno vero che se ho ripreso la mia credenza, trent’anni fa, dopo cinque anni di incredulità, lo si deve agli amici musulmani di Bagdad, gli Alussy (...). È in arabo che hanno parlato di me a Dio, supplicandolo, e di Dio a me; è in arabo che ho pensato e vissuto la mia conversione, nel maggio-giugno del 1908 (...).

Da lì la mia profonda riconoscenza all’islam, della quale do testimonianza in tutti i miei lavori scientifici”. Ha scoperto Dio come padre che accoglie il figliol prodigo, come scriverà ad un amico, attraverso la testimonianza spirituale ed umana dei credenti nell’islam. Non si comprende l’altro se non diventandone suo ospite L’ospitalità è per Massignon anche un requisito essenziale per la ricerca della verità. Questa avviene all’interno di una relazione spirituale serena, di accoglienza reciproca tra interlocutori che cercano un orizzonte fraterno. Non si riesce a comprendere l’altro, scriverà Massignon, se non diventando suo ospite. Il vero incontro con l’altro non avviene mediante il cammino della sua annessione, ma dell’esercizio autentico dell’ospitalità. È mediante il lavoro di condivisione dello stesso pane, dello stesso lavoro e della stessa vita che la verità può venire a galla. L’apertura all’islam ha reso possibile per Massignon scoprire con maggiore profondità alcune dimensioni inusitate del mistero divino. Il suo cattolicesimo non si è indebolito con il dialogo, ma arricchito con la nuova visione: è diventato più esigente. Offrendo una visione più amorosa e interna dell’islam, ha contribuito decisamente a un cambiamento di prospettiva nella visione cattolico- romana del tema, aprendo il cammino alla collaborazione e al dialogo con il mondo islamico. E’ riconosciuta la sua influenza sui testi conciliari come il n. 16 della Lumen Gentium e soprattutto la riflessione sull’islam proposta da Nostra Aetate. L’inedito del cristianesimo Le poche note biografiche e spirituali circa l’avventura umana di Louis Massignon ci restituiscono con forza, anche attraverso la pregnanza della relazione ospitale avuta e ricambiata, il carattere di inedito di quest’esperienza credente. Il cristianesimo in dialogo con l’islam, come testimoniato da Massignon, ne esce arricchito e scopre una diversa autocomprensione di sé. Pur essendo un’esperienza novecentesca, quella di Massignon rimane un’esperienza “inedita” perché ancora aperta a nuovi sviluppi: quelli, tra gli altri, di imparare dalle vite religiose degli altri qui soprattutto quelle vissute a sud. Non dobbiamo avere paura del dialogo e del confronto. Questa lezione di vita ci è molto utile anche per il tempo che viviamo.

Tratto da NotiCUM, articolo di Marco dal Corso, docente presso l’Istituto studi ecumenici “San Bernardino” di Venezia 

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