Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 28 giugno 2018

Il messaggio sulle droghe dal responsabile del Vaticano sullo sviluppo umano integrale: e Bologna come è messa?

Papa Francesco stesso affermava che queste forme di dipendenza non sono conseguenza del cedimento al vizio, ma un effetto delle dinamiche di esclusione: «C’è tutto un armamento mondiale di droga che sta distruggendo questa generazione di giovani che è destinata allo scarto!».


È «un dramma lacerante» quello della droga. «Un male» che «minaccia la dignità e la libertà di agire di ogni persona» e, allo stesso tempo, «una ferita inferta alla nostra società, che intrappola molte persone in una spirale di sofferenza e alienazione». Così il messaggio di Peter Kodwo Appiah Turkson dal Vaticano in occasione della Giornata internazionale contro il traffico illecito di droghe, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite il 7 dicembre 1987, per rafforzare l’azione e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, nel contrastare e promuovere una maggiore conoscenza del fenomeno.

Fenomeno che, fa notare nel testo il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, citando i dati del World Drug Report 2017 dell’Unodc,coinvolge circa 250 milioni di persone nel mondo. Tanti sono quelli che hanno fatto uso di droghe, almeno fino al 2015; di questi, 29,5 milioni soffrono di disturbi provocati dal loro consumo. E tra i 12 milioni di persone che usano droghe iniettabili, più della metà (6,1 milioni) sono affetti da epatite C, mentre 1,3 milioni vivono sia con l’Epatite C che con il virus Hiv/Aids. 

Oltre ai danni individuali, non si contano quelli che le droghe provocano allo sviluppo, alla pace e alla sicurezza in tutte le regioni del mondo, afferma Turkson. «Questa piaga va condannata fermamente perché alimentata da uomini senza scrupoli, che, cedendo alla tentazione di facili guadagni, seminano morte stroncando speranze e distruggendo tante famiglie».

Tra le cause: «l’esclusione sociale, l’assenza della famiglia, la pressione sociale, la propaganda dei trafficanti, il desiderio di vivere nuove esperienze». Papa Francesco stesso affermava che queste forme di dipendenza non sono conseguenza del cedimento al vizio, ma un effetto delle dinamiche di esclusione: «C’è tutto un armamento mondiale di droga che sta distruggendo questa generazione di giovani che è destinata allo scarto!».

Proprio i giovani - e questo è il rammarico più grande, sottolinea il porporato a nome di tutta la Chiesa - sono le prime vittime della droga. «Immersi in una società relativista ed edonista, ne ricevono proposte alienanti: dai valori, da una realtà concreta e tesa verso la piena realizzazione di sé. Le nuove generazioni vivono spesso in un modo “virtuale”, nel quale viene offerto loro un ampio ventaglio di possibilità per raggiungere una felicità effimera, che alla fine diventa veleno, che corrode, corrompe e uccide».

«La persona pian piano si distrugge e insieme a lei distrugge tutti quelli che la circondano», afferma Turkson. «Il desiderio iniziale di fuga, alla ricerca di una felicità momentanea, si trasforma nella devastazione della persona nella sua integrità, con ripercussioni su tutte le fasce sociali».

Ai giovani bisogna allora proporre un’alternativa, magari «programmi educativi incisivi e concreti, che sviluppino le loro potenzialità ed educhino il loro cuore alla gioia della profondità, non della superficialità», scrive il capo Dicastero. In generale propone come antidoto e rimedio all’uso e al traffico di stupefacenti la promozione di «una cultura della solidarietà e della sussidiarietà volta al bene comune; una cultura che si opponga agli egoismi e alle logiche utilitariste ed economiche, ma che si propende verso l’altro, in ascolto, in un cammino di incontro e di relazione con il nostro prossimo, soprattutto quando è più vulnerabile e fragile come lo è chi fa abuso di droghe».

In questo percorso di aiuto è infatti fondamentale «la relazione umana». «Sebbene la prevenzione sia il cammino prioritario, è importante lavorare per la riabilitazione delle vittime della droga nella società, per ridare loro l’autentica gioia di vivere, affinché non si sentano discriminate o stigmatizzate ma accolte e comprese per un cammino di rinnovamento interiore teso alla ricerca del bene», evidenzia Turkson.

E conclude con un messaggio di speranza che trae spunto ancora dalle parole del Papa, l’invito, cioè, a non dimenticare mai che «anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. E «anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio».

I tanti ragazzi e le tante ragazze «desiderosi di sottrarsi alla dipendenza dalla droga» e che «si impegnano a ricostruire la loro vita, guardando in avanti con fiducia» sono la dimostrazione concreta che tutto questo è possibile.

E Bologna come è messa? Tra operazioni di sequestro e zone di contenimento, l'impressione è che si continui a non vedere un "elefante" che abbiamo sotto gli occhi! Spesso lo sguardo solo sulla sostanza spacciata impedisce di accorgersi di chi veramente è alla deriva in conseguenza dell'uso di sostanze!

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