Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 9 aprile 2018

«Non c’è una guerra buona e una guerra cattiva». (Angelus di Papa Francesco 8 aprile 2018)

«Non c’è una guerra buona e una guerra cattiva e niente, niente, può giustificare l’uso di strumenti di sterminio contro persone inermi». In una piazza San Pietro assolata e affollata da 50mila fedeli e pellegrini, a conclusione della messa della Divina Misericordia , risuonano durissime le parole di Papa Francesco che, per la seconda volta dopo la benedizione “Urbi et Orbi” della domenica di Pasqua , usa la parola «sterminio» per definire il massacro in atto in Siria.


Dal martoriato paese mediorientale giungono in queste ore «notizie terribili, di bombardamenti con decine di vittime, molte delle quali sono donne e bambini. Notizie di sostanze chimiche contenute nelle bombe», dice Bergoglio che, dopo la preghiera del Regina Caeli, legge un foglio passatogli in mano dal cerimoniere Guido Marini. Il riferimento è alla strage avvenuta a Douma, ultimo sobborgo della Ghouta orientale divenuto roccaforte dei ribelli siriani che rifiutano di arrendersi ed essere evacuati: 70 persone sono state uccise e altre centinaia intossicate in quello che si pensa sia un attacco con armi chimiche - probabilmente gas al cloro - durante un raid avvenuto questa notte. I combattenti di Jaysh al-Islam puntano il dito contro «il regime e i suoi alleati» che continuano a perpetrare «i loro crimini». Le vittime sono soprattutto civili, molti bambini, che si erano rifugiati nelle cantine e nei sotterranei per sfuggire alle bombe.

Papa Francesco invita a pregare «per tutti i defunti, i feriti le famiglie che soffrono» ma soprattutto per «i responsabili politici e militari» perché «scelgano l’altra via, quella del negoziato, la sola che può portare a una pace che non passi da morte e distruzione».


Non è il primo e, probabilmente, non sarà l’ultimo appello che il Papa lancia per la terra siriana, piagata da un conflitto divenuto nel corso degli ultimi sette anni da civile a «globale», come affermava recentemente anche il nunzio a Damasco Mario Zenari. Durante il già citato messaggio pasquale dell’“Urbi et Orbi” dello scorso 1° aprile, il Pontefice aveva chiesto di fermare «immediatamente» lo «sterminio in corso in Siria», dove «la popolazione è stremata da una guerra che non vede fine». Anche in quell’occasione Francesco aveva pregato perché «in questa Pasqua, la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari», affinché «si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l’accesso agli aiuti», assicurando «condizioni adeguate per il ritorno» degli sfollati.   

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