Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 27 ottobre 2017

Non si va all'università per denaro o carriere: papa BERGOGLIO

Non si va all’università per ottenere «una posizione migliore, più denaro o maggiore prestigio sociale», ma per maturare una «maggiore responsabilità nei confronti dei problemi di oggi, della necessità dei più poveri, della cura dell’ambiente»: lo ha sottolineato il Papa nel corso di un’udienza alla comunità dell’Università Cattolica portoghese.


Francesco ha ricevuto professori e studenti dell’università, accompagnati dal patriarca di Lisbona Manuel Clemente, perché, ha spiegato egli stesso, nel suo recente viaggio in Portogallo egli si è recato solamente a Fatima, per il centenario delle apparizioni mariane e la canonizzazione dei due pastorelli veggenti, e non ha pertanto potuto visitare l’Ateneo che festeggia il 50esimo anniversario della sua fondazione, decidendo quindi di ricevere una delegazione a Roma.

«Per natura e missione, siete università – ha detto Jorge Mario Bergoglio in un discorso in spagnolo – cioè abbracciate l’universo della conoscenza nel suo significato umano e divino per garantire quello sguardo di universalità senza il quale la ragione, rassegnata ai modelli parziali, rinuncia alla sua massima aspirazione: il perseguimento di verità», ha detto il Papa. «Vista la grandezza della sua conoscenza e del suo potere, la ragione cede davanti alla pressione degli interessi e dell’attrazione dell’utilità, finendo per riconoscerlo come suo ultimo criterio. Ma quando l’essere umano si arrende alle forze cieche dell’inconscio, delle necessità immediate, dell’egoismo, la sua libertà si ammala. “In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a crescere, senza avere gli strumenti per controllarlo. Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé” (“Laudato si’”). 

Infatti, verità significa più che conoscenza: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. La verità ci fa bene e la bontà è veritiera. È giusto che ci si chieda: come aiutiamo i nostri studenti a non guardare al titolo universitario come sinonimo di posizione migliore, più denaro o maggiore prestigio sociale? Non sono sinonimi. Aiutiamo a vedere questa preparazione come segno di una maggiore responsabilità nei confronti dei problemi di oggi, della necessità dei più poveri, della cura dell’ambiente? Non basta fare analisi, descrivere la realtà; è necessario generare veri spazi di ricerca, dibattiti che generano alternative per i problemi di oggi. Come è importante essere concreti!».

Il Papa ha poi ricordato che la comunità accademica della Università Cattolica portoghese è «cattolica» e «portoghese». Una identità cattolica che, ha sottolineato citando la «Veritatis Splendor» di Giovanni Paolo II, aiuta i suoi membri a «comprendere la dimensione morale, spirituale e religiosa nella sua ricerca e valutare le conquiste della scienza e della tecnologia nella prospettiva di tutta la persona umana» ed evitare così di abbracciare una ragione sbagliata che «stabilisce come ultimo criterio la pressione degli interessi e l’attrazione dell’utile». Dietro l’insegnante cattolico, infatti, vi è «una comunità credente nella quale durante i secoli è maturata una certa saggezza della vita, una comunità che ha in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etica importante per tutta l’umanità». L’Università deve infine essere «portoghese» perché l’ateneo cattolico lusitano «è chiamato a servire la causa stessa dell’uomo nella certezza che – come insegna il Concilio vaticano II – “chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo”».

Francesco è ritornato al proposito alla necessità di «scendere nel concreto», sottolineando «il principio di incarnarsi nella pelle del nostro popolo. Le sue domande ci interrogano, le sue battaglie e preoccupazioni hanno un valore ermeneutica che non possiamo ignorare, se vogliamo veramente seguire il principio dell’incarnazione. Il nostro Dio ha scelto questo cammino: si è incarnato in questo mondo, contrassegnato da conflitti, ingiustizie e violenze, pieno di speranze e di sogni. Non abbiamo altro posto per trovarlo se non nel nostro mondo concreto, nel vostro Portogallo concreto, nelle vostre città e villaggi, nel vostro popolo. Lì c’è Dio che salva», ha detto il Papa, che ha poi citato le memorie di suor Lucia di Fatima: «In Portogallo, il dogma della fede sarà sempre conservato».  

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