Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 9 maggio 2017

“Come si fa a chiamare «madre» una bomba? È vergognoso” (Papa Francesco)

Vi invito a leggere per intero questo riassunto dell'intervento di papa Francesco con 7000 ragazzi delle scuole di pace: in grassetto le varie risposte un po ricapitolate!

gli effetti della "madre di tutte le bombe" su una vera mamma!
«Sta crescendo tra di noi una cultura della distruzione» tra bambini bombardati e sgozzati, migranti , lavoratori a nero e donne vittime di sfruttamento, e un Creato sempre più maltrattato, è ormai chiaro. C’è del rammarico nell’analisi, cruda ma realistica, che Papa Francesco fa della realtà di oggi nel colloquio, in Aula Paolo VI, con circa 7mila ragazzi delle “Scuole della Pace” di tutta Italia. Bergoglio risponde a braccio ai quesiti dei giovani che gli domandano il perché di tante guerre e di tante ingiustizie.

Il Papa esordisce dicendo di essersi profondamente «vergognato» nel sentire il nome dato alla Moab (Mother of all bombs), la “superbomba” sganciata un mese fa dall’aviazione americana sull’Afghanistan. «L’hanno chiamata “la madre di tutte le bombe”. La mamma dà vita e questa dà morte, e noi diciamo mamma a quell’apparecchio. Mi sono vergognato…».

«Sta crescendo è cresciuta e cresce tra noi una cultura della distruzione», denuncia il Papa, che sottolinea come in particolare il dramma dei migranti sia «la tragedia più grande dopo la Seconda Guerra mondiale», a detta anche degli stessi sociologi. «Noi stiamo vivendo questo - evidenzia Bergoglio - il mondo è in guerra. Dite la parola voi, che siete la Scuola della pace: dite: ”Il mondo è in guerra”. Che se questo bombarda qui, “ma no, ma è un ospedale, una scuola, ci sono i malati, i bambini!”. “Ah, non importa!” e va la bomba. A un certo punto non so cosa succede: si distrugge tanto». La lotta fratricida «è cominciata dall’inizio, con la gelosia di Caino, che suo fratello Abele lo ha distrutto col coltello, lo ha ammazzato». Ma questa crudeltà sembra crescere: «La vediamo nella tv, tutti i giorni. Oggi abbiamo visto sgozzare i bambini».

Francesco si dice poi altrettanto sgomento per «un altro affare con il quale il mondo guadagna oggi»: lo sfruttamento delle persone. «Bambini operai che lavorano da 7, 8, 9 anni senza istruzione. Il traffico delle persone nel lavoro dove la gente viene pagata 2 lire per mezza giornata di lavoro». E ancora: «Traffico delle armi, della droga e delle persone, dei bambini e delle donne» che «sono vendute per essere sfruttate». «Questi sono affari che aiutano il dio denaro a crescere. È questo che domina il mondo», afferma Papa Francesco, «ma ciò avviene anche qui in Europa, in Italia. Qui si sfruttano le persone quando vengono pagate in nero, quando ti fanno il contratto di lavoro da settembre a maggio e poi due mesi senza, così non c’è continuità e poi si ricomincia a settembre». Anche questa è «distruzione», assicura, e lo sfruttamento «si chiama peccato mortale».
Con simile durezza, Bergoglio torna poi a stigmatizzare il «terrorismo delle chiacchiere»: «Quello che è abituato a fare chiacchiere è un terrorista», avverte i ragazzi. «La chiacchiera è come una bomba che esplode e uccide. “Ma questo non è originale, l’hai detto tante volte”. Ma per favore, un consiglio a tutti, se hai voglia di dire una chiacchiera, morditi la lingua. Soffrirai un po’, si gonfierà la lingua ma guadagnerai di non essere un terrorista». Anche, raccomanda il Papa, bisogna smetterla con gli insulti e la «litania delle parolacce»: «È sufficiente andare per strada in ora di punta, quando il traffico è così, e forse un motorino si mette di là o una macchina dall’altra parte e subito invece di dire “scusami eh”, incomincia la catena, la litania di parolacce, una dietro l’altra». «Siamo abituati a insultarci”, anziché a chiarirci, «no, l’insulto subito, e poi l’aggettivazione, non diciamo “quel ragazzo” o “quel tizio”, ma “quel… boom… e l’aggettivo, quegli aggettivi che io non posso dire, ma credo che tutti voi li conoscete bene».
«Insultare è ferire, fare una ferita al cuore dell’altro», ammonisce il Papa. E come esempio cita il recente dibattito in Francia tra i due candidati all’Eliseo, Marine Le Pen ed Emmanuel Macron. «Non lo dico come Papa, ma come una persona che ha sentito (ma non visto) cosa è successo in un dialogo preelettorale: dove era il dialogo lì? Si buttavano delle pietre, non si lasciava finire all’altro, anche parole un po’ forti. Ma se a un livello così alto si arriva a non dialogare la sfida del dialogo tocca a voi », dice ai giovani. Li invita perciò a prendersi «20 minuti per leggere la Lettera all’Apostolo Giacomo. È piccolina… Lui dice che l’uomo e la donna che dominano la lingua sono perfetti».
Per Francesco la causa di tanti atteggiamenti sbagliati risiede nell’educazione che non indirizza più «alle virtù della mitezza, della pace, della tranquillità».Per questo ribadisce la necessità di «rifare un patto educativo tra famiglia, scuola e Stato», e a tal proposito ricorda un aneddoto della sua gioventù: «Ero in quarta elementare, avevo 9 anni, e ho detto una cosa brutta alla maestra, la maestra ha scritto sul quaderno alla mia mamma, perché ha pensato: “Se questo a 9 anni è capace dirmi quello che mi ha detto, cosa farà a 20?”. Il giorno dopo è venuta la mamma, la maestra ci ha lasciato da fare degli esercizi e dopo sono stato chiamato, e la mamma davanti alla maestra mi ha rimproverato e mi ha detto di chiedere perdono alla maestra. Ho chiesto perdono, la maestra mi ha dato un bacio, e sono tornato in classe, io un po’ vincitore, “non è stato tanto brutta”, ma questo era il primo atto, secondo atto è accaduto quando sono tornato a casa...», racconta Bergoglio mimando il gesto delle botte, tra risate e applausi. «Cosa voglio dire? Voglio dire che c’era un patto educativo famiglia-scuola, mentre oggi tante volte, se nella scuola il professore o la professoressa rimprovera l’alunno, sono i genitori a venire il giorno dopo a rimproverare il maestro e la maestra per questa “aggressione a mio figlio”».
Negli interventi di Papa Francesco non manca l’incoraggiamento alla cura del Creato, in riferimento anche alla sua Laudato si’: «Noi stiamo distruggendo il Creato, il regalo più prezioso che ci ha dato Dio, il consumismo ci porta a questo, lo sfruttamento della terra». Pensiamo agli esperimenti chimici: «Oggi non puoi mangiare una mela senza togliere la buccia a causa dei pesticidi. E succede che i medici consigliano alle mamme di non dare pollo di allevamento ai bambini perché gli creano uno squilibrio agli ormoni. E le mamme sono preoccupate...».

Il Pontefice richiama pure gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, per i quali una ragazza, Costanza, esprimeva «rassegnazione e disillusione» visto che «i responsabili politici non sembrano determinati» a realizzarli. «Qui mi arrabbio io, rassegnazione è parola proibita per noi, dobbiamo andare avanti, lottare con creatività», raccomanda il Papa; in ogni caso, guardando in effetti all’impegno politico, dice: «Sai cosa ho pensato? Ho pensato alla grande Mina, quando cantava: “Parole, parole, parole”». 

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