Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 5 luglio 2017
MOSUL: nostra città (l'opinione di don Renato Sacco)
Mosul è l’antica Ninive. La città
percorsa dal profeta Giona “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà
distrutta”.
Mosul è una città che abbiamo nel
cuore
Non riusciamo a pensare al dolore, alla
tragedia che hanno vissuto gli abitanti di quella città durante la
dittatura di Saddam e la seguente “liberazione” o esportazione
della democrazia, poi sotto la folle oppressione dell’Isis e ora
mentre è in corso una nuova guerra per liberare la città. Cosa sta
succedendo a tutte quelle persone, al di là delle notizie abbastanza
trionfalistiche tipiche dei bollettini di guerra?
Mosul è una città abitata da
1.500.000 persone
Ci siamo stati tante volte. Prima,
durante e dopo la guerra di liberazione dalla dittatura. Siamo stati
accolti in molte case, abbiamo condiviso la mensa e la Messa, nella
parrocchia del Perpetuo Soccorso, con il parroco Louis Sako, ora
Patriarca Caldeo a Baghdad. Abbiamo incontrato lì a Mosul, in mezzo
alla sua gente, il vescovo Faraj Rahho, poi rapito e ucciso il 13
marzo 2008. Ci siamo stati anche nel giugno 2003, quando Bush aveva
detto che ormai la guerra era finita. Ci siamo ritornati nel novembre
dello stesso anno per l’ordinazione episcopale dell’amico Louis
Sako. Erano i giorni della strage di Nassiriya. Dopo quegli anni
Mosul, come tutto l’Iraq non interessò molto all’Occidente, se
non per i propri interessi economici e militari.
Mosul è una città distrutta
Fino all’agosto 2014, l’Iraq è
uscito dall’attenzione dei media internazionali. I riflettori,
anche della politica e dell’opinione pubblica, erano puntati da
altre parti. Eppure la realtà era tutt’altro che tranquilla, per
niente in pace. Nei primi mesi del 2014 in Iraq venivano uccise circa
1.000 persone al mese. Poi è arrivato l’Isis! Agli inizi del mese
di giugno 2014 la grande città di Mosul viene occupata, e ai primi
di agosto 2014, la grande fuga di 100.000 persone dai villaggi della
Piana di Ninive.
Mosul liberata?
In questi giorni, pare che la città di
Mosul venga riconquistata dall’esercito Iracheno, cacciando
definitivamente l’Isis. Noi vediamo solo immagini di distruzione,
dolore, paura e disperazione. Ma tornerà presto, inesorabilmente, di
nuovo il silenzio sulle persone sulle loro storie, imposto dai
fasti della vittoria.
Ci chiediamo:
Come è stato possibile che Mosul
cadesse così velocemente nelle mani dell’Isis?
L’Isis non è nato dalla sera alla
mattina (come la pianta di ricino per far ombra al profeta Giona).
Chi lo ha sostenuto?
Perchè i grandi mezzi di informazione
parlando di Mosul non denunciano anche le grandi collusioni
dell’Occidente con l’Isis?
Ancora oggi sappiamo che l’Arabia
Saudita sostiene economicamente, ideologicamente e militarmente
l’Isis: perchè l’Italia continua a vendere armi all’Arabia
Saudita? Come le bombe della RWM di Domusnovas in Sardegna.
Siamo davvero convinti di voler
combattere l’Isis?
E perchè non è stato fatto prima?
Quali gli interessi occidentali e anche
Italiani ancora sul tavolo?
Con l’”Operazione Praesidium”
l’Italia presidia la diga di Mosul: perchè? Come ha vissuto questi
anni di occupazione Isis? Come ha tutelato le persone civili?
Sull’operazione il silenzio è totale.
Davvero ci interessa il bene comune, la
vita degli Iracheni e in particolare delle minoranze?
Crediamo che l’invito del profeta
Giona debba essere raccolto anche da noi: “ognuno si converta dalla
sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani.”
Se non cambiamo strada ci saranno altre
Mosul, altri Isis, altri silenzi e nuovi eccidi di civili nella
logica folle della guerra.
(5 luglio 2017)
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