Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 9 luglio 2017
La via evangelica è quella della partecipazione alla sofferenza degli umiliati (Commento alle letture di p.Balducci)
9 LUGLIO 2017 – 14^ DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO
Dobbiamo rimettere nel crogiuolo di una
fede maturata sul Vangelo tutte le ricchezze della morale che abbiamo
appreso, non per cadere nel lassismo morale ma per reimparare la
perfetta identità tra norma morale e amore.
…Per poter entrare nella conoscenza
del mistero di Dio vale più una reale, pratica partecipazione alla
tribolazione degli esclusi che non anni di studio teologico. Se voi
passate un'ora sola ad addossarvi la disperazione di un disperato,
voi siete già entrati nel mistero di Dio la cui conoscenza non è di
tipo concettuale, ma vitale.
Se io riesco a sopportare una situazione
penosa, ad essere non già uno che fa le opere buone per sentirsi
buono ma uno che cerca di capire le ragioni di una sofferenza, di una
disperazione, allora io entro nel mistero del Regno di Dio e intanto
comincio a capire che questo mondo è un mondo intollerabile.
I veri
preamboli della fede non sono di tipo intellettuale, come insegnavano
a me. I preamboli erano questi: che Dio esiste, che l'uomo è libero
(c'è il libero arbitrio) e che l'anima è immortale. Partendo da
essi si arriva a dimostrare che Cristo è Dio. È una via
intellettualistica maliziosa, perché evidentemente ci sono uomini
semplici che non possono sapere che cos'è l'induzione e la
deduzione. Chi possiede questi strumenti logici si accaparra perfino
la conoscenza di Dio.
Non è questa la via evangelica. La via
evangelica è quella della partecipazione alla sofferenza degli
umili. Il passare del tempo con la gente tribolata è conoscenza di
Dio. Capire che in questo mondo le persone più delicate, più pure,
sono le più perseguitate, le più reiette, e i mascalzoni hanno
successo, è un primo passo, il primo preambolo per conoscere Dio. Se
noi ci mettiamo di fronte a Dio con tutte le riserve che vengono
dalla cultura filosofica restiamo dentro uno schema intellettuale che
non ci consente di entrare nel mistero di Dio. Anche le ricerche
razionali hanno valore, purché non siano legate alla pregiudiziale
intellettualistica che squalifica il rapporto con l'uomo. Vale più
amare sul serio i tribolati e gli oppressi che non studiare. Un
oppresso o anche semplicemente un sofferente ha qualcosa da
insegnarci: anche se è un ateo può parlare del Regno di Dio senza
che se ne accorga. Mi premeva illustrare questa prassi della
conoscenza di Dio soprattutto a chi si dibatte con più sofferenza
dentro la crisi del dubbio. La crisi del dubbio potrebbe essere un
dono del Signore: potrebbe essere il passaggio da un certo modo –
intellettualistico, nozionistico, astratto e, tutto sommato, complice
dei poteri di questo mondo – a un nuovo modo di essere cristiani.
Perfino l'ateismo potrebbe essere una notte oscura attraverso cui si
passa per una diversa conoscenza di Dio. L'altra linea critica contro
il «dominio della carne» riguarda coloro che mettono il giogo delle
legge sulle spalle altrui fino a schiacciarli e si credono onesti. il
Signore ha sempre esaltato gli umili anche se peccatori e contro i
tutori dell'ordine morale ha detto parole dure: le prostitute, i
pubblicani li giudicheranno nel Regno di Dio. E così Egli toglieva
di mano ai responsabili dell'ordine morale gli strumenti della loro
egemonia. Stiamo attenti a non reintrodurre nella nostra coscienza
dei criteri di giudizio che non vengono dal Vangelo ma dalla morale
delle classi dominanti. Dobbiamo rimettere nel crogiuolo di una fede
maturata sul Vangelo tutte le ricchezze della morale che abbiamo
appreso, non per cadere nel lassismo morale ma per reimparare la
perfetta identità tra norma morale e amore. Anche qui, la via della
rigenerazione passa attraverso la partecipazione alla vita di coloro
che portano i pesi del giogo della legge. Se in un ambiente per bene
si parla delle prostitute, si fa presto a contare su un ribrezzo
immediato. Ma se poi parlate con una prostituta cominciate a dubitare
dell'onestà delle donne per bene. Se voi parlate della virtù fra
gente virtuosa, avrete del vizio – che non vi riguarda, riguarda
gli altri – una rappresentazione repellente. Ma se per caso andate
fra le così dette persone viziose e ascoltate la loro storia, allora
entrerà in voi una confusione, uno smarrimento, certo pericoloso, ma
capace di introdurvi nella convinzione che quel che conta è davvero
l'amore".
Ernesto Balducci da "Il mandorlo e
il fuoco" vol 1 – anno A
PRIMA LETTURA: Zc 9, 9-10- SALMO: 144- SECONDA LETTURA: Rm 8, 9. 11-13- VANGELO Mt 11, 25-30
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