Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 9 maggio 2018

Alleata di Dio, alleata dei popoli (di Rosalba Manes)

I popoli costretti oggi all’esodo e all’esilio ci chiedono di avere gli occhi di Maria, esenti dal giudizio e pieni di compassione. Ne avremo il coraggio? 



Una donna pronta al viaggio

L’itinerario di Maria di Nazaret è un percorso spirituale lungo il quale «il capolavoro della grazia di Dio» avanza di fede in fede ed è anche un cammino fisico che la vede non solo recettiva dinanzi all’opera dello Spirito che l’ha riempita di sé (Lc 1,26-38), ma anche propositiva e dinamica, investita in una serie di azioni e di interventi che registrano il suo peregrinare in vari luoghi: dalla parente Elisabetta (Lc 1,39-56), a Betlemme di Giuda per il censimento (Lc 2,1-21), nel tempio per presentare il bambino (Lc 2,22-38), in Egitto per custodirlo dai propositi di morte di Erode (Mt 2,13), a Gerusalemme per i pellegrinaggi annuali (Lc 2,41), a Cana per la festa di nozze di una coppia di sposi a lei cara (Gv 2,1-11), a Cafarnao con suo figlio e i discepoli (Gv 2,12), nei pressi di qualche casa dove suo figlio predica la Parola (Mt 12,46), sotto la Croce dove assiste e resiste al suo martirio (Gv 19,25-27), nella sala superiore (At 1,14) dove rinfocola la fede dei discepoli e attende con loro il dono promesso dal Figlio, quello stesso Spirito che ha realizzato in lei le nozze tra l’umanità e la divinità e che il Crocifisso Risorto vuole effondere su ogni carne.
Maria è protagonista con Dio della sua storia personale, ma anche della storia del discepolato in generale perché ha accolto la sua missione di madre del Figlio di Dio non sotto il segno di un privilegio che separa dagli altri, ma sotto il segno di un servizio che immette in un dinamismo di estrema vicinanza e prossimità agli altri.

Una donna che mette gli altri in movimento

Dopo essersi messa in movimento ed essere giunta a casa di Zaccaria, Maria inizia a mettere gli altri in movimento: la sua persona, che porta in sé la divina presenza, libera, mediante il semplice saluto, il contagio della gioia e il grembo di Elisabetta si attiva rendendosi sensibile al manifestarsi della gloria di Dio. Il bambino si muove: sussulta nel grembo di Elisabetta quasi in un primo moto profetico attraverso il quale riconosce il Signore, segno che davvero il Signore chiama ciascuno sin dal grembo materno (cf. Is 49,1; Ger 1,5).

Alla benedizione e alla beatitudine pronunciate da Elisabetta, Maria non reagisce parlando di sé ma dando voce a un intero popolo, facendosi interprete di una comunità che ha ricevuto la visita del suo Signore e sa riconoscerla. La “benedetta” fa entrare tutto il popolo nella benedizione e la sua parola dà voce a tutti i “senza voce” della storia, al popolo “benedetto” che per mezzo di lei può narrare e trasmettere alle generazioni future gli interventi salvifici del Signore a favore degli uomini e delle donne più umiliati.

Maria canta e attinge a piene mani dal tesoro della memoria orante del suo popolo e rimette in movimento la storia dell’alleanza che non è una storia affidata al caso, ma storia sacra, provvidenzialmente accompagnata, che non è lettera morta, ma dinamismo dell’opera energica del Dio sempreverde.

Donna del popolo

Il canto di Maria si apre sulle note di una gratitudine infinita per quanto il Signore ha compiuto in lei, chinandosi sulla sua piccolezza, con un gesto che dice l’amore di predilezione di Dio verso il suo popolo Israele che il profeta Osea aveva già cantato (cf. Os 11,4). Attraverso il Magnificat, Maria sale per raggiungere il Dio grande che è sceso per primo per raggiungere lei, la Tuttapiccola. Maria celebra un Dio che non è statico, ma dinamico, che non abita un superattico nei cieli, ma vive nella storia, rivelando tramite azioni concrete la sua santità.
La qualità divina su cui la cantautrice di Nazaret si sofferma è la misericordia, corrente d’amore che soccorre e sommerge i credenti e scorre, al pari della vita, da una generazione all’altra, di padre in figlio, come flusso perenne che attraversa la storia per nutrirla e sanarla in tutti i suoi intrecci.

Maria canta la passione calda e tenera di Dio verso gli umili e gli affamati e la sua sofferenza per il modo di agire dei superbi, dei potenti e dei ricchi, di tutte quelle categorie che coltivano una mentalità e uno stile non comunitari, non comunionali. Maria canta il “gusto” di Dio per gli stili umani che vincono sull’individualismo, per tutti quei dinamismi e processi che non allontanano dal corpo comunitario, ma contribuiscono ad edificare un popolo, per la sobrietà con cui il dolore e la privazione forgiano il cuore umano rendendolo più sensibile all’alleanza con Dio e alle relazioni con gli altri.

Alleata delle donne

I Vangeli non ci presentano una Maria solitaria ma sempre in relazione. Prima dell’annunciazione è in alleanza con Giuseppe, dopo quell’evento la sua vicenda si intreccia con quella del bambino divino che porta in grembo, poi viene in contatto con Elisabetta e Zaccaria, Simeone ed Anna, i pastori, i magi, altri suoi familiari, gli sposi di Cana e i discepoli del figlio, in particolar modo Maria di Magdala e Giovanni.

A immagine di Maria, ogni donna è chiamata a generare vita intorno a sé e a ossigenare l’aria asfittica di certe pagine della nostra storia contemporanea. Ogni donna, come lei, è chiamata ad annunciare il vangelo del Dio amante della vita che nulla disprezza di quanto ha creato (cf. Sap 11,24), a vivere sinergie costruttive che spingano l’umanità oltre lo stallo dell’egoismo e rilancino la storia lungo le rotte della solidarietà. Ogni donna che guarda a Maria è chiamata a farsi popolo (e non solo quello da cui proviene!), è chiamata ad allearsi con il popolo più oppresso e con le donne la cui dignità è più calpestata, quelle private di protezione, dei propri sogni, del proprio amore, dei propri figli o dei propri genitori, e della possibilità di vivere un amore sano e fecondo. I popoli costretti oggi all’esodo e all’esilio ci chiedono di avere gli occhi di Maria, esenti dal giudizio e pieni di compassione. Avremo il coraggio di impetrare da lei questa grazia?

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