Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 16 settembre 2017

Si comincia dal convertire i nostri giudizi... (Commento di padre Balducci alla XXIV Domenica TO)

17 Settembre 2017 – 24^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO- Anno A

 Siccome siamo proprio all'inizio dell'anno scolastico bisognerebbe fare un solenne giuramento: di insegnare ai piccoli a non aver fiducia nella forza ma a guardare la storia, quella che si insegna sui banchi di scuola, con un occhio critico e avere una profonda simpatia per le vittime innocenti e un severo giudizio per tutti i Napoleoni.


PRIMA LETTURA: Sir 27, 30 - 28, 9- SALMO: 102- SECONDA LETTURA:  Rm 14, 7-9- VANGELO:  Mt 18, 21-35

Eccoci dinanzi ad una di quelle pagine che mettono alla prova la nostra capacità di superare le maniere sbrigative, superficiali e strumentali di intendere e di vivere il Vangelo. il discorso sul perdono ci introduce al fondo di una dura contraddizione, la quale non si risolve fuggendola ma attraversandola, e lasciandosene misurare. 

Da una parte c'è il principio evangelico del perdono, del mantenere il cuore libero da ogni ira, da ogni collera, da ogni risentimento. Non c'è parola evangelica più evidente e più ineludibile di questa, dato che essa, più che un precetto è il riflesso immediato della vita di colui che il cristiano si impegna ad imitare, di Gesù che visse perseguitato, senza mai rancore per i suoi persecutori, che dalla croce gettò uno sguardo sui crocifissori ed ebbe per loro parole di perdono davanti al Padre: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Non possiamo sottrarci alla legge del perdono. 

Tuttavia c'è un'altra legge su cui più spesso insistiamo ed è la legge della giustizia e di una giustizia che deve realizzarsi nel tempo perché essa è il volto temporale del regno di Dio inesprimibile. Noi non sappiamo cosa è il Regno di Dio ma che esso sia giustizia è sicuro E per ciò non possiamo in un atteggiamento di perdono universale di fronte alle ingiustizie che non solo ci colpiscono, ma colpiscono gli altri, i più deboli. Ci sono delle collere che sono secondo Dio. Se noi esortiamo i deboli e gli oppressi a perdonare gli oppressori noi rischiamo di perpetuare uno stato di ingiustizia che grida contro Dio. 

Come possiamo conciliare questi due principi evidenti ma tra loro in contraddizione? Il discorso mi serve anche per introdurci, da un particolare lato, in quella che ormai siamo soliti chiamare cultura della pace e che ha valore non solo per chi si confronta con il Vangelo con fede, ma per ogni uomo di buona volontà. Noi usciamo dalla cultura di guerra, quella che aguzza gli artigli e installa i missili, quella che ci porta a ritenere che la nostra forza ci rende sicuri, mentre nella cultura della pace è vero l'opposto: la forza rende deboli. Colui che si affida al pugno, alla minaccia, all'arma è un forte ma è così debole che può bastare un nulla per farlo crollare. 

La lezione ineluttabile della storia, è che dobbiamo divezzarci, fin da piccoli dall’aver fiducia nella forza. Siccome siamo proprio all'inizio dell'anno scolastico bisognerebbe fare un solenne giuramento: di insegnare ai piccoli a non aver fiducia nella forza ma a guardare la storia, quella che si insegna sui banchi di scuola, con un occhio critico e avere una profonda simpatia per le vittime innocenti e un severo giudizio per tutti i Napoleoni. È evidente che se vogliamo un mondo pacifico dobbiamo cominciare da qui, dal mutare i criteri del giudizio che si sono solidificati, che ormai stanno nel nostro cervello come le costellazioni stanno nel cielo. Dobbiamo cancellare le costellazioni della violenza! [...] 


Ernesto Balducci - da "il Vangelo della pace " vol. 1 - anno A

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