Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 10 settembre 2023

VIAGGIO IN TANZANIA (2023) - RITRATTO DI BOEING E DUBAI CON PERSONE

 Mercoledì 16 agosto - 1° puntata



Saliamo a Bologna sul 777 della Emirates


In volo per Dar es Salaam da Bologna con tappa intermedia a Dubai. Un bel salto! Sono già stato a Dubai ed è il genere di aeroporto categoria extralusso. Hanno talmente pochi problemi di spazio che la struttura è un unico, esteso, immenso, lunghissimo, sofisticatissimo capannone cinque stelle super arredato di poltrone e consumi. Anzi due! Collegati con un trenino.


Sono circa le 21 ora locale, due ore avanti nel tempo rispetto all’Italia. Mentre atterriamo, sui monitor a disposizione posso vedere le luci sulla pista riprese da una videocamera posta sotto il ventre del bestione su cui siamo imbarcati. Le immagini hanno l’aspetto di un video fatto con un cellulare vecchiotto, un 2005 per intenderci, quelli con ancora i tasti fisici e la cui grandezza dello schermo si calcolava in mignoli più che in pollici. Sono sequenze sbiadite quelle che vedo, velate da una foschia che è dell’obiettivo e non reale, aggravate dalla mancanza di messa a fuoco per il rapido avvicinamento alla pista di atterraggio del nostro Boeing 777-300er. 

Il monitor davanti alla mia postazione



Il Boeing 777 è prodotto in diverse versioni con lunghezze e autonomie variabili. Il 777-200LR, dimostratosi capace di compiere mezzo giro del mondo senza scalo, detiene il record per l'aereo di linea con l'autonomia più lunga e quello per la maggiore distanza coperta da un aereo commerciale con un solo rifornimento. Nel 2011, a poco più di 18 anni dall'inizio della costruzione del primo esemplare, la Boeing ha messo in cantiere il millesimo esemplare di questo bimotore intercontinentale. Per raggiungere questo traguardo, i modelli 767 e 747 (il popolare Jumbo) avevano impiegato rispettivamente 31 e 25 anni. Io a bordo di questa montagna volante assisto al prodotto della telecamera del suo ventre che produce sul monitor un topolino, un video che sembra un film di fantascienza di serie B, anni cinquanta, con le gomme piume dei costumi tagliate col cutter, i marziani verdi proiettati in una pellicola in bianco e nero, i suoni elettronici dei neonati sintetizzatori sonori, i primi piani delle attrici e degli attori statici e bovini, con le loro bocche aperte ed i volti stupiti o pieni di terrore.


Proprio il genere di film che mi appassiona e guardo tutto l’astratto cinema in diretta finchè il piano sequenza non riprende una striscia unica, continua, da seguire sulla pista per raggiungere lo scalo a noi assegnato. A questo punto l’aereo si fermerà definitivamente per attaccare il cordone ombelicale e farci rinascere alla terra e ai suoi piedi. In una decina di minuti saremo pronti a serrare i ranghi per entrare in quel mondo che è lo scalo aeroportuale, un non luogo fatto di sale d’attesa, di corridoi, di connessione tra i voli, di duty free, di toilette e di luci perennemente accese, indifferenti alla notte e al giorno.


In fase di atterraggio un uomo si alza per tentare un ulteriore passaggio in bagno. L’ho visto spesso in attesa davanti alla toilette. Forse l’età! Il mio sedile è sull’ala vicino all’uscita di emergenza, le gambe libere dai vincoli dei sedili di fronte, ma il salottino che si forma tra noi e la parete della toilette, di fianco alla zona ristoro di Hostess e Stuarts, viene utilizzato come sala di attesa per evitare sguardi e contatto fisico con altri avventori in attesa del vuoto aspirato dei water del nostro grosso aeroplano. In alcuni momenti la fila arriva ad essere di quattro persone, che in un aereo è piacevole come la coda alla biglietteria mentre il treno è già sui binari.  Il tentativo dell’uomo fallisce di fronte al blocco inserito dal personale alla porta a soffietto della toilette, e lo stuart dalla sua posizione ha già iniziato a osservarlo e a scuotere la testa per essere visto ed invitare, sempre cortesemente, ad andare al posto e allacciare le cinture. L’ammonimento finisce per inibire i suoi bisogni e l’uomo gravita al suo posto con rassegnata tranquillità e cinture allacciate.


Mentre atterriamo per un po’ ero sfuggito all’ipnosi documentaristica dei monitor – sono tutti sincronizzati e tutti riproducono la medesima immagine come sarà alla fine del mondo – per accorgermi che sulla volta dei corridoi della fusoliera che ci conteneva, a luci spente, si accendono piccoli led più o meno grandi che sembrano riprodurre volte notturne stellate nel buio dell’atterraggio. Ho provato ad unire i punti ma sono tutte costellazioni finte ed inesistenti e con ciò è terminata presto la mia distrazione.


Ultima mi passa accanto una hostess che raggiunge il posto vuoto di un sedile a scomparsa proprio davanti a me. È seria e magra e giovane e gentile, coi capelli raccolti sotto il  rosso cappellino mezzo cilindro di Emirates, da cui pende un velo di colore caki, che le incorniciava il volto quando siamo saliti a bordo ma ora è retrocesso a foulard attorno al collo per l’aria condizionata. Vuoi diventare una hostess od uno stuart? Ecco i requisiti: 

Età minima 21 anni

Diploma di scuola superiore

Altezza minima 160 cm

Portata minima del braccio di 212 cm stando in punta di piedi

Idoneità fisica

Assenza di tatuaggi visibili indossando l’uniforme

Ottima conoscenza della lingua inglese sia scritta sia parlata

Capacità di lavorare in team

Flessibilità

Capacità di interagire con persone di culture diverse

Contratto: stipendio esentasse basato sulle regole fiscali dello stato di Dubai, assicurazione medica, assicurazione sulla vita, indennità di sostegno all'istruzione, 30 giorni di ferie annuali, congedo annuale con biglietto di ritorno, TFR, regime pensionistico.

Un passaggio tra i corridoi


Questa ricerca l’ho fatta on line ormai seduto su una poltroncina con poggia piedi, in simil pelle blù cobalto. Magari qualcuno presente ora nello scalo è interessato? C’è tanta gente qui che cerca lavoro, e ai banchi degli spacci e tavole calde, più o meno tutte blockbusters tipo Starbucks, si susseguono i turni di giovani asiatici o africani delle coste orientali, qui migrati per lavoro. Gli articoli che leggo sulla rete non sono tanto clementi con i contratti lavorativi offerti dagli Emirati. Durante il Covid a fine 2020 così scriveva sul quotidiano pachistano “Dawn” l’opinionista Rafia Zakaria: 

“In questo momento i giovani pachistani che si trovano a Dubai o che stanno per partire devono affrontare enormi difficoltà. Le loro storie sono un monito per chi deve decidere se trasferirsi o no nell’emirato. La pandemia ha messo ancora una volta in luce la crudeltà delle agenzie di lavoro interinali che reclutano giovani da usare come carburante per alimentare i pacchiani grattacieli e gli insaziabili eccessi di Dubai. Le spietate agenzie che concedono i permessi non hanno fatto eccezione per chi aveva già pagato la domanda e sono il segno di una mentalità disumana che rifiuta di riconoscere anche i bisogni di chi deve essere impiegato negli ospedali locali.

Questa è la storia di un emirato una volta ricco e redditizio e che oggi è solo un parco giochi nel deserto per ex dittatori di tutto il mondo, politici vagabondi e la famiglia reale. Con il crollo del prezzo del petrolio e la pandemia, Dubai si è rivelata un luogo in disfacimento. La sua incapacità di concedere la cittadinanza perfino a chi lavora da decenni nel paese è una delle ragioni per cui migliaia di stranieri hanno scelto di andarsene dopo la pandemia.”

Un murales in piastrelle dipinte
lungo una decina di metri


Insieme ad India, Nepal e Bangladesh, il Pakistan è uno dei paesi di provenienza massiccia di lavoratori negli Emirati. Nel 2022 le denunce per sfruttamento in vista dell’EXPO si sono moltiplicate, il direttore di Equidem, Mustafa Qadri, ha dichiarato: “L'intera comunità internazionale è complice dello sfruttamento all'Expo. È uno scandalo!” Equidem è un’organizzazione per i diritti umani e del lavoro, radicata nel sud del mondo.

Il dossier che hanno preparato riporta alcune frasi di Babik, un uomo di nazionalità indiana che ha lavorato per un “Caffè” durante l’EXPO a Dubai: “It’s very tiring. I work from early in the morning till evening ...They promised me an increment in salary after probation - something I have not seen to date ... Never have I received overtime payments from my employer ... The way they treat the staff is like slaves, I mean modern day slavery.” 

Ingresso ad un Café


Vertiginoso aeroporto di Dubai: siamo in migliaia qua dentro a calpestare i corridoi e i diritti di queste persone! O forse semplicemente siamo tutti passeggeri e pensiamo che non ci riguardi, stiamo solo attraversando questo mondo con i nostri problemi, le nostre attese e le nostre mete. Siamo astemi, non vogliamo servirci da bere alla verità delle loro vite, ci basta che servano il nostro caffè, il nostro muffin, il nostro mezzo litro d’acqua in bottiglia. E non tremi neanche un po’ in questa distratta indifferenza, semplicemente non ci pensi neanche. E magari come me stai andando in un villaggio al centro degli altipiani in Tanzania, con scarsi servizi, autentiche sfide quotidiane a provvedere per sé e per i propri cari, a capire come vivere da cristiani cercando di esserci per gli altri. Un viaggio missionario che comprende Dubai soltanto come uno scalo di 12 ore per risparmiare sul biglietto. Motivo per cui ho modo di passare lungo tempo su internet, il wifi è buono e tra un sonnellino ed una passeggiata mi metto a fare queste amene ricerche sociologiche e continuo a farmi domande.

L'anziano ebreo si riveste del manto
e si prepara alla preghiera


È a questo punto che solitamente provo a pensare ad altro e l’unica cosa che mi dona sollievo è sostare sul volto degli altri (la preghiera è difficile per me nell’intontita assenza di riposo e mi ci dedico per le ore canoniche, ma adesso sono le 4 del mattino anche se non ci sono particolari indizi a rivelarlo, tra un’oretta sentirò il muezzin che richiama alla preghiera mattutina, due file più in là un anziano ebreo si veste preparandosi per la sua personale preghiera e sceglie un angolo delle vetrate per iniziare a muoversi in una penisola di parole e canto sottovoce, dietro a lui una mamma che cerca di tacitare il pianto del bimbo che tiene in braccio da meno di dieci mesi). Gli altri sono le loro storie. Le loro o quelle che io interpreto. Come un pittore che ritrae dei modelli e di una puttana affogata può fare una dormizione di Maria. È il racconto che si fa dell’opera di Caravaggio, di come avrebbe ritratto il cadavere di una donna prostituita affogato nel Tevere e posto sulla tavola dell’obitorio. Generò scandalo. Secondo Baglione, la tela fu ritenuta oltraggiosa «perchè havea fatto con troppo poco decoro la Madonna gonfia, e con gambe scoperte» e per questo motivo «fu levata via»; lo confermano il Bellori, secondo il quale l’opera fu rifiutata «per havervi troppo imitato una donna morta gonfia», e il Mancini,il quale sottolinea che Caravaggio «havea ritratto una cortigiana» e che«alcuni di moderni […] per descrivere una Vergine o Nostra Donna vanno retraendo qualche meretrice sozza degli ortacci, come Michelangelo de Caravaggio e’ fece nel Transito della Scala, che per tal rispetto quei buoni padri non la volsero».



Le zone con le sedute si affollano
Io penso alla speranza. Il numero di persone è in crescita man mano che l’alba si avvicina, i gates che si affollano sono in aumento, tra le file di sedie sale come una marea la quantità di borse e di zainetti. Colgo dentro di me un sorgente sorriso che nutre il mio desiderio di lottare. Quanto il mondo riesca a continuare ad esistere è dovuto a tutte queste persone. La speranza di vivere per sé e per le persone che amano (la moglie che lascia il posto al marito più anziano che cinque sedie più in là da solo non si sarebbe seduto; il papà che sorveglia la corsa di due fratellini in vena di onnipotenza e bloccano facendo sorridere i viaggiatori con le valigie su ruote; un giovane che sta leggendo immerso nel mondo del suo libro; una telefonata animata di una donna; tre persone, due donne ed un uomo, che appartate provano a gustare una colazione da microonde e chiacchierano di lieti argomenti; volto pensieroso di un anziano arabo orientale nella sua veste lunga), questa speranza è composta da anelli di speranze più piccole che formano una catena di umanità più forte della morte economica o della schiavitù sociale in cui ci troviamo. Questa speranza è capace di proiettarci nella dimensione del cambiamento e della resistenza. Mentre vedo, inizia a tornarmi in mente la canzone che mi piace sin da bambino quando l’ho imparata a memoria: Viva la gente, la trovi ovunque tu vai! Canticchio, incompreso dai miei vicini. Poi su youtube, con le cuffiette ascolto Patti Smith che canta people have the power. 


Sono le 8: è ora di andare verso la mia zona di imbarco, qui i cartelloni dicono che ci sono 15 minuti a piedi. Spero di non perdermi. Spero di non dimenticare.


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