Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 4 dicembre 2018

Giovani spesso bloccati in culture avvelenate dal dolore e dall'odio! (Papa Francesco ai giovani)

Papa Francesco plaude all’opera di un'associazione che si offre di «ospitare giovani che, in varie parti del mondo, vivono bloccati in culture avvelenate dal dolore e dall’odio e offrire loro una sfida audace: verificare di persona se l’altro, colui o colei che sta al di là di un confine chiuso, di reticolati o muri invalicabili, sia davvero quello che tutti affermano: un nemico». Con il metodo messo a punto in questi decenni sono stati numerosi i ragazzi tirati via «da questo inganno» e riconsegnati ai loro popoli «per un pieno sviluppo spirituale, morale, culturale e civile». «Giovani generosi che, incolpevoli, sono nati col peso dei fallimenti delle precedenti generazioni», annota il Papa.


All’udienza in Sala Clementina in mezzo a tutti i ragazzi, alcuni provenienti «da Paesi teatro di conflitti degenerati in varie forme di violenza e di guerra» e che vivono a Rondine l’esperienza dello Studentato internazionale, ci sono anche un giovane israeliano e una giovane palestinese intervenuti per lanciare la campagna “Leader for Peace” mirata a promuovere l’appello che, il prossimo 10 dicembre, i soci di Rondine porteranno alla sede delle Nazioni Unite a New York , in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Una iniziativa il cui scopo è illustrare la propria esperienza ventennale - il cosiddetto “metodo Rondine”, studiato anche a livello accademico - nella promozione del dialogo e nella trasformazione creativa dei conflitti.

Jorge Mario Bergoglio garantisce il suo pieno appoggio al progetto: «Ascoltare una giovane palestinese e un giovane israeliano che insieme chiedono ai governi del mondo di fare un passo che possa riaprire il futuro, trasferendo il costo di un’arma dal bilancio della difesa al bilancio dell’educazione per formare un leader di pace, è una cosa rara e luminosa!», esclama. «Come si potrebbe non essere d’accordo? Ma noi adulti non possiamo cavarcela con un “bravi ragazzi!”. Sento di dovervi dare tutto il mio appoggio, la mia simpatia, la mia benedizione».

Il Papa nel suo discorso richiama le «due grandi radici spirituali» su cui si fonda l’associazione: san Francesco di Assisi, che ricevette le stigmate a La Verna, e san Romualdo, fondatore di Camaldoli. «Avete scelto bene! Anch’io quando ho scelto il nome di Francesco pensavo ai poveri e alla pace», dice.

Da qui una denuncia: «La povertà – in senso negativo – e la guerra sono collegate in un circolo vizioso che uccide le persone, alimenta sofferenze indicibili e sparge un odio che non si ferma». Scegliendo di dedicarsi ai giovani, Rondine si impegna quindi «a combattere la povertà e costruire la pace, come opera di giustizia e di amore».

Un’azione che va di pari passo con il messaggio che il Papa presenterà il prossimo 1° gennaio 2019 per la prossima Giornata Mondiale della Pace, sul tema La buona politica è al servizio della pace. In esso, anticipa Bergoglio, «ribadisco che la responsabilità politica appartiene ad ogni cittadino, in particolare a chi ha ricevuto il mandato di proteggere e governare. Questa missione consiste nel salvaguardare il diritto e nell’incoraggiare il dialogo tra gli attori della società, tra le generazioni e tra le culture» e anche «tra le parti in conflitto», perché «solo nel dialogo si crea la fiducia».

Papa Francesco cita in tal senso la Pacem in Terris di San Giovanni XXIII e afferma: «Quando l’essere umano è rispettato nei suoi diritti fondamentali germoglia in lui il senso del dovere di rispettare i diritti altrui. I diritti e i doveri accrescono la coscienza di appartenere a una stessa comunità, con gli altri e con Dio». Pertanto siamo tutti chiamati «a portare e ad annunciare la pace come la buona notizia di un futuro dove ogni vivente verrà considerato nella sua dignità e nei suoi diritti».

Il Papa rivolge infine un pensiero ai giovani dell’associazione: «Avete scelto di incontravi quando tutto intorno a voi e dentro di voi diceva: perché? A cosa serve? Sarà giusto? E, dopo i due anni di formazione a Rondine, avete rovesciato i vostri sentimenti, i vostri pensieri, avete fatto nascere la fiducia reciproca e ora siete pronti a prendervi responsabilità professionali, civili e politiche per il bene dei vostri popoli. Siete già voi quei giovani leaders che nell’Appello chiedete agli Stati e ai popoli di impegnarsi a formare insieme!».
«Ci chiedete di aderire al vostro Appello. Da parte mia, lo farò», assicura Bergoglio, e domanda «ai Capi di Stato e di Governo di fare altrettanto». «La vostra voce – debole, ma forte della speranza e del coraggio della giovinezza – possa essere ascoltata il prossimo 10 dicembre alle Nazioni Unite. Servono leader con una nuova mentalità. Non sono leader di pace quei politici che non sanno dialogare e confrontarsi: un leader che non si sforza di andare incontro al “nemico”, di sedersi con lui a tavola come fate voi, non può condurre il proprio popolo verso la pace».

Per far questo occorre «umiltà e non arroganza», sottolinea Papa Francesco. Requisiti richiesti ai leader governativi quanto ai semplici cittadini. «La pace infatti è responsabilità di ciascuno», ribadisce, e «con gli sforzi di tutti dobbiamo togliere definitivamente la guerra dal pianeta e dalla storia dell’umanità». In conclusione, una raccomandazione: «Avete superato le barriere più dure, quelle interne a ciascuno di voi, dissolvendo l’inganno del nemico, e vi siete stupiti di voi stessi quando avete riaperto i confini bloccati dalle guerre. Non perdete mai lo stupore e l’umiltà». 

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