Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 2 febbraio 2019

La speranza eccede i nostri calcoli! (p.E.Balducci - IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C)

3 FEBBRAIO 2019 – IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C

Il nostro Dio non è un Dio nazareno è un Dio che rassorniglia, in qualche modo, a ciò che portano nel cuore i delusi che negano Dio. Da qui rampolla la fcde e la speranza.


PRIMA LETTURA:Ger 1,4-5.17-19- SALMO:70 SECONDA LETTURA: 1Cor 12,31-13,13- VANGELO: Lc 4,21-30

Allora cosa vuol dire vivere le tre virtù teologali? Quella fondamentale è l'amore, la carità. Carità vuol dire assumersi in pieno questo destino, vivere per questo compito. Come vedete la carità non è un sentimento. 

Collocare dentro il progetto della propria vita, pur con i passaggi, gli orizzonti successivi che la vita ha (non è che dobbiamo distruggere tutto quello che è dentro) e assumere come significativo, anche per 1'attimo che viviamo, questo progetto vuol dire essere nella carità, amare ciò che Dio ama. 

E Dio ama non solo i nazareni, non i novantanove giusti ma quello che non lo è. Questo è il paradosso di Dio, che noi enunciamo come retorica predicatoria ma non lo assumiamo come criterio conoscitivo, Eppure ci è stato detto in modo aperto che Dio ama la pecorella che non è nell'ovile, non le pecore nell'ovile: i nazareni cioè. Dio ama l'ingiusto non i novantanove giusti, cioè i nazareni, cioè noi. Questo è il paradosso del Dio del Vangelo, non del Dio purchessia. C'è anche un Dio nazareno. Ognipatria, ogni nazione ha il suo Dio. È nazareno anche lui, è la chiave di volta della consapevolezza e dell'autosufficienza del gruppo sociale.

Il nostro Dio non è un Dio nazareno è un Dio che rassomiglia, in qualche modo, a ciò che portano nel cuore i delusi che negano Dio. Da qui rampolla la fede e la speranza. La fede che significa? Se uno ha questo amore ma non ha la fcde fa presto a cader nella delusione. Vediamo quanti uomini che hanno veramente voluto la liberazione degli oppressi si sono stancati. Non hanno fede. Dobbiamo aver fede. Dopo tutte le delusioni riaver fede, esser certi che questo avverrà ed aver la speranza. La speranza allora si inarca, illuminando nel suo tragitto tutti gli orizzonti immediati del vivere, fino al confini della terra. È un dono immenso. Però senza fede non si spera. La speranza non è una pura illazione del due più due uguale a quattro, la speranza porta in sé qualcosa che eccede 1e conseguenze di una analisi.

Ernesto Balducci – da: “Il tempo di Dio” ultime omelie 1992

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