Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 26 gennaio 2019

Domenica is coming (25 gennaio 2019 Mapanda crossing 4)

Alle 6 del mattino ci separiamo dal gruppo: per me ed Enrico giornata di acquisti in vista della festa di Domenica. Ma c è anche un regalo per me.
Andando ad Iringa faremo tappa a Tosamaganga per incontrare i padri della Consolata. Tosa è un po' la radice della storia cristiana in questa regione. I benedettini tedeschi pensarono a due centri di evangelizzazione: Tosa per il popolo Waehe e Madibira per il popolo Wabena. I padri della Consolata gli subentrarono dopo la prima guerra mondiale, con la sconfitta dei tedeschi e conseguente espulsione da tutte le loro colonie, Tanzania compreso! Anche i religiosi furono costretti a partire e la nuova congregazione torinese, presente in Kenya, fece un "prestito per il regno dei cieli", inviando i primi padri. Da allora i Consolata fathers sono stati parte non piccola della storia cristiana di questo paese.

Ma il dono per me non è visitare il luogo: ho negli occhi stampati ben nitidi i mattoni rossi sul vasto e sassoso piazzale di Tosa! E quando arrivano i bambini in corsa o il vocio dei capannelli dopo le messe domenicali, è possibile avvertire i piedi delle tante generazioni che sono entrate in quella chiesa: "soglia, oh, pensa che è per due che si amano. Logorare un poco la propria soglia di casa dopo dei tanti di prima e prima di quelli di dopo." (Rilke).

No! Non i luoghi, adesso sono le persone il dono. Una è padre Giacomo, confratello e amico vero. L'altra persona è padre Giorda, in Tanzania dal 1952 (ancora protettorato britannico, fino al 9 dicembre 1961, data dell'indipendenza), che mi conosce dal primo mio viaggio, in questo paese, con don Contiero, nel 1990. La simpatia e l'affetto che aveva per lui sono stati trasferiti a me, e posso dirlo con l'intima gioia di un uomo che vede spuntare un seme piantato. Avete presente come può essere semplice un paesaggio, eppure lasciarti nella meraviglia che non sembra avere paragoni? La semplicità di padre Giovanni Giorda è tutta nella sua fedeltà alla missione nel Vangelo. Conosco pochi uomini liberi come lui!
Ed il mio volergli bene è voler bene alla mia storia. A volte basterebbe fare lo stesso verso i tanti che ci generano alla vita (basta un incontro!) e ad amare per essere un poco più felici.

Ci vogliono 2 ore e mezza per arrivarci, partendo prima dell'alba e arrivando nella luce piena del giorno. Ma al buio dal Land Cruiser osserviamo già in cammino le strade fatte di piedi e di passi: persone in marcia. Il mattino è l ora delle scuole. Incrociamo brevi file di bambini che ne segnalano meglio di un cartello la presenza: più sono nutrite le fila, più è vicina. Alcuni bimbi sono molto piccoli e per quanto Enrico vada piano, cosa deve essere vedersi arrivare incontro un macchinone bianco guidato da bianchi! Un bimbo appena più grande del vicino lo afferra abbracciandolo da dietro quasi rischiasse di finire sotto le ruote. Lo sguardo spalancato di un bimbo è quello che più ti allontana e chiede di guardare te stesso da fuori. Più o meno lo sguardo di Dio su Adamo: dove sei? Che stai facendo?

Sulla strada una macchina sembra ferma per noi: è Carlo Soglia che accompagna l'ingegnere Aldo Barbieri, responsabile del progetto della chiesa. Carlo è il nostro (=diocesano) per ora unico volontario laico fidei donum. La truppa per domenica è ora al completo!

La sosta dai padri non può durare tanto, ma ci offrono il caffè caldo e pane per la colazione. Ci scambiamo notizie, e le difficoltà ad incontrarsi con frequenza rendono questi momenti un vitale e sintetico riassunto di fatti e appuntamenti. Padre Giorda, a parte mi chiede di me e del mio ministero, mi benedice per questo. Si informa sugli altri amici bolognesi, non dimentica nonostante i suoi oltre 90 anni. Ci abbracciamo come saluto.

Arrivati a Iringa il parcheggio non è facile: i bajaji (=ape car mini taxi) hanno occupato un intero lato del mercato togliendo parcheggi alle auto gia in sovrannumero. I nostri traffici di acquisti incrociano il traffico di tanta gente che compra o vende o è al mercato seduta soltanto, come un anziano che si è appena spostato con l'aiuto di un deambulatore fino ad una sedia di plastica senza gambe, appoggiata sui gradini di un negozio chiuso. Ci osserva. Oppure come il giovane Daudi, maglietta bianca con la stampa del cantante coreano GNAMGAM STYLE, che al mercato vende alcuni tipi di verdure, e come tutti sta in piedi sopra il banco, in mezzo agli ortaggi ordinati con sequenze e ordini di successione pieni di una scaltra bellezza. Appena ci vede interessati si rianima e si alza in piedi, raggiungendoci con tutte le sue offerte e con tutti i suoi sconti. Un vecchio (mze) che ci vende i fagiolini, ad Enrico che lo saluta, raccontandogli che è in partenza e non si vedranno più, lui risponde che Dio è grande e troveranno ancora una strada per incontrarsi. Mentre usciamo dal mercato alcune donne ci invitano a comprare: karibuni! Il pranzo è al nostro solito ritrovo, un fast food indiano di lunga tradizione: Hasty Tasty! Poi ripartiamo.

Rientriamo oltre metà pomeriggio e le faccende da concludere sono tante. Ma come ogni sera poi, dopo la cena dalle suore, ci fermiamo nel Sebule a chiacchierare un po, spaziando dalla risata più idiota al dialogo più significativo sulle nostre vite. E poi procediamo a riposo: Domenica si avvicina!

D Francesco ondedei

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