VIAGGIO UNIVERSITARIO estate 2025 - 24/25 luglio (1° puntata)

 1° puntata


Giovedì 24 luglio 2025


programmazione

Breve messaggio. Siamo appena atterrati dopo 24 ore di viaggio. 

Morale del gruppo: buono. 

Inattesa sorpresa o quasi: stasera incontro con l'ambasciatore italiano. Inizieremo subito con buoni argomenti il nostro viaggio, all'insegna del motto contieriano SPROVINCIALIZZARE L'UNIVERSITÀ.


Venerdì 25 luglio 

NB (Si! La data in alto segna 25, ma vi sto scrivendo dal futuro, dal 26 luglio. Troppo tardi stanotte per scrivere.)



seduto alla porta

Sotto questa immensa pianta, qui presente da almeno 50 anni alla salvation army, con le sue piccole foglie che si affollano sui rami sorprendenti, e verdi brillanti nascono direttamente di mezzo ai rami muscolari, nodosi, i più grandemente contorti, e tra loro le carrube formato famiglia che ne sono il frutto, qui mi siedo all'ingresso del mio bungalow ed inizio a scrivere di questi primi giorni. 

La schiena appoggiata, cemento ancora tiepido del giorno, il sole che cala, l'umidità sale, le zanzare ad attendere un vento meno fresco che non le disturbi, io che mi godo da qui un traffico sulla strada deciso ed intenso, di cui fortunosamente non faccio parte ora. Odore di autan si aggira tra i bungalow dove alloggiano gli altri del gruppo.

E scrivo qualcosa adesso.

Le prime 24 ore tutte in volo dalle 15.30 di Bologna alle 15.30 di dar es salaam. Ma in mezzo abbiamo perso due ore dell'orologio a Dubai, recuperandone una soltanto arrivando a Dar, ma siamo ancora un'ora nel futuro rispetto all'Italia.


alla luce del sole

Atterrare di giorno è strano, perché normalmente arrivi e partenze sono relegati nelle ore piccole, le compagnie ti fanno arrivare e partire come un ladro, nel buio della notte, alle 2 o alle 3 di una mattina che tarda, e quando le ali si staccano da terra e le ruote si ritraggono come artigli dalla presa, allora il suolo che ti tratteneva in piedi non c'è più, sei finito tra le nuvole, ed il prossimo sole sarà a Istanbul, Addis Abeba, Il Cairo, Dubai, e come sei arrivato nella notte così te ne parti, e devi lottare per essere sicuro che tutto è accaduto e non è un risveglio il tuo ritorno, ma un viaggio che continua.

Oggi il giorno è il nostro cammino.

Quando arrivi di giorno tutti sono svegli e non si muovono come sacchi svuotati di vita in fila per il visto o per i bagagli o per cercare il tuo driver. 

Tutto il sole splende e questo fa dimenticare la notte appoggiata sui braccioli a trovare la posizione per dormire in aeroporto.

Il sole è ancora alto. Sei lucido, sai che farai qualcos'altro prima di sera, puoi pensare a vivere. 


autista, strade: primo incontro

Said ci attende, e niente rafforza la fiducia come sapere che c'è qualcuno che ti aspetta. 

Ha lo stesso pulmino dell'anno scorso. 

Saluti. Saliamo. La strada è indaffarata con il traffico, per quanto Said sia bravo, la deviazione ci porta solo ad un altro ingorgo. Quindi aspettiamo. 

Sale la marea dei venditori ai semafori: canna da zucchero tagliata in sacchetti, patatine fritte, un gioco elettronico, cavi per il cellulare. Alcuni hanno provvidenziali casse d'acqua da vendere: sulle vie del porto quando i tir che caricano e scaricano container bloccano tutte le corsie da fine pomeriggio fino notte inoltrata, e le auto come acqua tra le rocce cercano intercapedini per sfuggire al blocco, i venditori sono ben più agili farfalle che ti vengono in soccorso. Poi all'alba sembra tutto superato, e potrai chiederti come. Sicuramente con molta pazienza e senza rabbia!

Si accosta una donna anziana ai nostri vetri, il cavo dell'occhio destro è del tutto vuoto, la pelle è ormai cicatrizzata, tende la mano anche lei, ma non vende nulla. Non insiste. Scompare tra le auto, come se fossero le quinte di un teatro e lei l'attrice principale. I ragazzi dentro si limitano a schermaglie fatte di stupore o battute brevi.



embassy/home

Alla salvation non abbiamo molto tempo, stasera ci attende l'ambasciatore Giuseppe. Un incontro insperato che si rivela ricco. Ci sono altri invitati: padre Francesco della consolata e una ospite, Sara dell' AICS agenzia italiana per lo sviluppo e cooperazione, 4 tirocinanti coi quali il gruppo di coetanei fraternizza, una signora tanzana che collabora con l'ambasciata. 

Quando arriviamo all'ambasciata, il nostro ospite, Giuseppe, è appena arrivato ma si dedica subito a noi, come dice uno del gruppo è "super pollegg" (per i non bolognesi: significa che è una persona di grande affabilità e gentilezza). 

Facciamo un rapido tour per la casa, costruita in stile castigliano, è stata acquistata nel 1965 da una ricca famiglia indiana. Vendevano alcuni loro beni dopo la dichiarazione di Arusha con la quale il governo del paese presieduto da Nyerere progettò un nuovo assetto del paese configurando quelle che vennero definite in swahili Ujamaa: era la promessa di una giustizia e comunione tra tutti, ma con un marcato accento di quello che a motivo di Nyerere fu definito socialismo africano. Tra le altre cose conteneva la comunicazione della confisca di beni privati necessari a mettere il neonato paese in grado di avviare il progetto. La situazione di altri paesi africani che uscivano dalle indipendenze con forti connotati socialisti, fece temere un esito simile e spinse anche questa famiglia di indiani ad alienare parte dei propri beni. 


la tartaruga schiva

Mentre ci racconta questo, nel giardino ci porta alla ricerca di mkubwa, che vuol dire grande, anziana. Il nome di una tartaruga dalle proporzioni fuori misura, che invece se ne sta accucciata dietro alcuni arbusti e non vuole uscirne. Deve avere un centinaio di anni. Possibile? Sembra di sì. Quindi tra gli altri, si può vantare di essere più anziana dell'indipendenza e di buona parte dei coloni che l'avevano preceduta.


curiosità

I ragazzi del gruppo che accompagno sono interessati a sapere come nasce un ambasciatore, ai suoi compiti e come li svolge. A fine serata, gli altri ospiti già rientrati, abbiamo un ultimo confronto a base di domande reciproche tra i ragazzi e Giuseppe. 

La casa si trova al limite di quella lingua di terra che dal nord della città si piega e quasi ricade sul golfo del porto di Dar dandogli maggiore sicurezza dai marosi.

Sentiamo dunque le sirene delle navi che suonano la loro presenza per poter entrare in porto. I container ordinati e stabili come i blocchi delle piramidi galleggiano verso la loro destinazione. 

Ancora le sirene. “Fate spazio, stiamo attaccando!”

Un suono piacevole, quasi letterario, che poco dopo viene sostituito da un fastidioso rumore come un dente trapanato che sale e scende dalla strada Kenyatta e corre sul ponte che congiunge la lingua di terra alla città. Come sulle colline bolognesi, anche qui qualche garino di motociclisti spara in aria coi tubi di scappamento mozzati! 

“Sono meglio le sirene in mare!” Odisseo docet.


a riposo

Arriviamo tardi a casa ma soddisfatti. Oltretutto l'ambasciatore a proposito di cornici di senso, che si sono infrante man mano che viveva i luoghi dove era chiamato a svolgere il servizio in alcuni paesi del grande continente Africa, ci ha dimostrato come un ruolo diplomatico possa convivere perfettamente con uno stile accogliente e soprattutto capace di dimostrarti il grande piacere ad averti ospite. 

La lotta culturale in ciascuno di noi si svolge nelle retrovie, se tutto quello che stiamo facendo, i nostri incontri, le nostre idee, il nostro lavoro, serve a rafforzare i nostri stereotipi o ci aiuta ad arricchirli di una realtà più ricca di umanità, più complessa senza forse, e fosse a volte anche dolorante, ma “più saggia divenuta”. 

E fu sera e fu mattina, primo giorno.



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