DAVANTI IL FUOCO voci singole di pietre angolari (Dopo il Getsemani)
DAVANTI IL FUOCO

voci singole di pietre angolari
voci singole di pietre angolari
primo tempo
SIMONE
I
Dove sto andando? Dove posso andare? Voglio rivederlo.
“Il Signore regna, esulti la terra.” Provo a canticchiare il salmo.
Ma quale esultanza? Lo hanno arrestato!
Siamo finiti. Noi tutti siamo finiti.
Ecco ho raggiunto le mura. Anche se è buio, ormai tra le strade di Gerusalemme vige la regola dei goym, e di sera c’è sempre qualcuno in giro.
Fortuna mia. Basterà trovare un capannello di persone e mischiarsi a loro.
I soldati non mi riconosceranno.
Ecco, quelli là stanno insieme, parlano forte, forse hanno bevuto.
Meglio: anche se non mi conoscono non avrò bisogno di fingere.
Resterò con loro. Qui.
Dove sto andando? Dove posso andare? Voglio rivederlo.
Meglio fermarsi per un po’ qui in mezzo.
“Le sue folgori rischiarano il mondo”.
Canticchio il salmo che mi piaceva tanto da piccolo. Mi immaginavo tutto quello scintillio del Signore che incede in mezzo al suo popolo, pensavo che sarebbe stato come il sole sulle scaglie delle acque dove mio babbo pescava.
L’acqua come immenso dorso di un pesce che riflette la luce del sole dopo essere stato pescato, quando giace sulla barca.
Luce: ne avrei bisogno adesso.
Che sta facendo? Neppure ci conosciamo e questa persona al mio fianco adesso mi mette il braccio sulla spalla.
Come puzza! E non è solo vino. Povero me!
Dove sto andando? Dove posso andare? Voglio rivederlo.
II
Devono passare di qua. Ne sono sicuro.
Staranno andando alla casa del sommo sacerdote. Quello che ho ferito era uno dei suoi ministranti.
Che strano, ero convinto di avergli reciso l'orecchio, ma poi niente, neanche sembrava lo avessi sfiorato.
Vero che il maestro gli si è avvicinato: deve averlo toccato!
Ecco che arrivano: quante guardie!
Ma qui in mezzo a queste persone non possono distinguermi: il mio volto e la folla sono tutt’uno.
Mi stanno passando vicino, fingo di stare con gli altri.
Non riesco. Devo guardare. Ecco il maestro.
Guarda come lo stanno portando davanti al tribunale.
Mentre lo scruto per capire come sta, una guardia gli tiene le braccia dietro la schiena e lo spinge. Dall'altro lato un'altro soldato lo tiene per il collo e lo costringe a stare con gli occhi verso il basso.
Non sembra ferito, riesce a camminare: bene! Non lo hanno picchiato.
Almeno per ora! Forse c'è ancora speranza di tirarlo fuori da questa situazione.
Magari facesse qualcosa come sa fare lui!
Ora un bel prodigio salverebbe la situazione.
III
Accidenti, non ci voleva.
Una guardia al seguito: mi sta osservando. Forse mi ha riconosciuto?
Mi scanso e abbraccio anche io l'altro ubriaco e alzo la voce con loro in grida senza senso.
Una mano mi afferra.
“Tu voltati!”.
Sono costretto a girarmi, provo a guardare in basso.
Mi prende con le dita sotto il mento e mi solleva tutto alla luce. Non riesco più a nascondermi. Sento il sangue battermi le vene.
Mi dice che mi riconosce, che sono quello che ha tagliato un orecchio al ministro del sommo sacerdote, che volevo storpiarlo per impedirgli ancora di servire al tempio, che ero parte alla congiura del nazireo.
Cerco di tenerlo lontano e di girare la testa su qualche lato.
Cerco di tornare invisibile. Il cuore e le mani vorrebbero esplodere.
“Lasciami! Sono qui con i miei amici da un po’. Lasciami divertire!”
IV
Il resto del drappello intanto ci ha oltrepassato.
Fortunatamente un’altra guardia lo chiama. Deve andare. Smette di strattonarmi. Vorrei ricambiare la gentilezza.
“Ti ho riconosciuto. Ma stanotte non ci interessate voi. Andate pure ad abbaiare al tempio adesso senza il vostro capo!”
Se ne va ridendo. Io fremo.
I miei nuovi compagni sbraitano, schiamazzano, strillano, e tra queste oche butto fuori un grido furioso per tutto quello che sta succedendo.
Se avessi ancora la spada, ben altro che orecchie taglierei! Ancora un poco e poi lascio questi schifosi ubriaconi. Voglio rivederlo. Il mio maestro.
Ma dove vado? Dove posso andare per rivederlo?
GIOELE
I
Sto correndo lungo il Cedron.
Sono fortunato che questa notte la luna sia piena.
Riesco a muovermi tra acqua e ciottoli senza farmi male.
Qui non verranno a stanarmi.
Ma come ho fatto a perdere i miei sandali?
Tra un po’ c'è un sentiero che mi farà salire tra alcune case che conosco, appena fuori le mura.
Ci vivono delle famiglie di non circoncisi.
Ho sentito dire che credono in una triade di cui la luna fa parte.
Dicono che quando non è in cielo, vaga sottoterra,
e sbuca sulle strade notturne insieme ai suoi fantasmi.
Loro credono alla magia, io credo nel Signore delle schiere celesti.
Lui è più forte. “Si prostrino a lui tutti gli dei.” Dice il salmo.
Il più forte è il nostro Signore, l'Onnipotente.
Egli aveva di certo benedetto e inviato il maestro Gesù.
Invece mi guardo ora. Cosa vedo?
Sto fuggendo nudo, il mio corpo è pallido come la luna.
Ed il maestro nuovo è stato arrestato.
Forse stanotte gli spettri terribili sono queste oscure guardie.
II
Sto diventando come i goym? Sto iniziando ad avere paura della Luna e delle Tenebre?
Ecco le case, forse troverò qualche panno steso fuori che le donne hanno dimenticato.
Si! Questo lenzuolo andrà bene!
Ora mi copro e questa luna non mi farà più tremare le ossa ed i muscoli.
Risalgo verso la città. Sento arrivare delle persone. Sembrano in tanti.
Non posso crederci! Sono i soldati e le guardie che hanno arrestato quel Gesù.
Aspetto che transitino davanti a me.
Mi metto al seguito di questa folla.
Nessuno mi riconoscerà.
Lo porteranno da Caifa, direttamente da lui.
Sono loro discepolo, frequento la scuola del tempio, li conosco bene.
Se vogliono, sanno piegare ai propri interessi ogni parola scritta nella Torah.
Fanno merce della misericordia dell’Unico, e vendono il perdono
come si vendono le bestie per i sacrifici.
Tutto a caro prezzo.
III
Questo Gesù che stanno trascinando via.
Si Sbagliano, non è un mentitore nè uno che stravolge la verità.
La mano di Dio opera con lui, e lui parla e dice le Sue parole,
e le vite di chi ascolta sono toccate da una misericordia mai conosciuta prima.
Lo posso testimoniare.
Camminare senza sandali fa male davvero.
Che strano! Quello che ho fatto al giardino degli ulivi
è stato un gesto che neppure io mi aspettavo.
Potevo starmene a lato ed invece mi sono avvicinato,
come un insetto al fuoco notturno.
Volevano afferrarmi, ma sono corso via.
Fortuna che sono giovane ed agile.
Hanno trattenuto solo la mia veste.
Volevo vedere cosa succedeva e sono rimasto nudo.
Mi hanno insegnato che Eva e Adamo hanno scoperto di essere nudi
dopo aver mangiato dell'albero del bene e del male.
Quando hanno scoperto di aver scelto, dei due, il male.
Forse è un segno? Forse inseguire anche questo maestro è stato un errore?
Sono nella colpa anche io, come lui?
Che abbiano ragione i giudici del tempio?
IV
Queste porte di città fatte di pietre stanotte gettano ombre.
Non sono più da solo, anzi a stare qui in mezzo mi spingono e mi strattonano senza sosta.
Il mio corpo, la mia carne, sono qui con me. Li sento.
Vorrei non fosse successo niente stanotte.
La mente immagina: se quel suo discepolo non avesse detto a noi del tempio
dove si trovava Gesù ieri sera.
Cosa si aspettava?
Che vedendolo pregare, i sacerdoti e gli scribi del tempio si sarebbero convertiti alla sua parola?
Avrebbero smesso di cercare di ucciderlo?
C'era poi quel fatto, voci che raccontavano di uno
che lui aveva riportato in vita in un villaggio qui vicino.
Di sicuro un segno che non poteva essere ignorato.
Qualcuno potrebbe dire che Gesù se l'è cercata.
Ma sono molti qui a Gerusalemme che confermano di avere incontrato quell'uomo.
E poi aumentano i suoi discepoli.
I miei maestri questo non potevano tollerarlo a lungo.
Come si dice? Troppi galli in un pollaio?
V
Ieri, a sole calato, nel buio prima che sorgesse questa luna, quando è arrivato quel discepolo di Gesù, i sacerdoti non potevano crederci.
Informazioni preziose, immediate, definitive.
“Lo trovate là a breve. Andrà a pregare. Saranno in pochi.”
Hanno deciso subito di andare, hanno costretto anche il traditore a seguirli.
Io gli sono corso dietro per vedere cosa sarebbe successo.
Il mio amico e compagno di studi al tempio ha cercato di fermarmi. “Ti vai a cacciare nei guai.”
Ma non potevo non andare.
Lo avevo sentito parlare, non era come i nostri maestri.
Ho paura che tutto quello che stiamo studiando non mi aiuterà a credere meglio, a credere di più.
La verità soltanto non basta.
Ho bisogno della felicità promessa, come i fiori delle api.
Ho bisogno di portare frutto, non di riempirmi la bocca di miele.
La verità puoi scriverla, ma la gioia te la può comunicare solo un'altra persona.
Un uomo, un essere umano, un essere di carne e ossa.
Un volto da un volto. Una vita da una vita.
Ogni giorno lo chiedo al dio dei nostri padri: aiutami ad incontrare nella gioia i tuoi santi e i tuoi profeti.
Quel Gesù ha acceso un fuoco. In me ardeva il petto sentirlo parlare.
Ed ora dovrei già smettere di rallegrarmi?
“Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome.”
Non dice forse così il salmo? E come?
Io, che speravo finalmente di potere cantare con una sola voce insieme al grande re Davide.
Devo interrompere il mio canto?
VI
Ecco che una guardia si è fermata a parlare ad un gruppo di ubriachi che sta schiamazzando.
Sono come pagani, questi del nostro popolo
che si adeguano alle mode e consuetudini degli occupanti romani.
Prima o poi rischieremo di essere fagocitati tutti.
Noi del popolo eletto non dovremmo bere in questo modo.
Stiamo perdendo tutte le nostre regole.
Cosa succederà quando avremo smarrito tutte le leggi di Dio?
Non schianteremo come soldati in battaglia.
Saremo come gocce che cadono nel deserto.
Gocce che evaporano in un battere di ciglia.
Neppure i lamenti scritti sui fiumi di Babilonia si sentiranno.
Spariremo così: in una festa per caso attorno ad un bicchiere di vino.
Ci passerà al fianco un uomo tanto saggio, tanto buono,
e non ce ne accorgeremo che ha le catene.
Non ci accorgeremo per niente di lui.
Andremo altrove, saliremo il sentiero della montagna per essere in alto.
Poggeremo i piedi sul ciglio del monte e franeremo insieme alla terra.
Come farà a resistere la nostra tradizione e la nostra legge,
se diventeremo come questi uomini qui che mi passano accanto?
Ma dovremmo resistere come stanno facendo i signori del tempio?
La guardia si allontana dagli ubriachi.
Uno di loro si stacca dal gruppo. Ma quello….lo conosco.
SIMONE e GIOELE
“Simone!”
“Gioele! Sei scampato anche tu?”
“Credo che al momento sia stato arrestato solo il vostro maestro, Gesù”
“Nostro? Anche se da poco, ormai anche tu sei suo discepolo”
“Zitto! Taci! Anche adesso ci possono essere orecchie del tempio intorno a noi!”
“Vigliacchi! che si facciano vedere! Che escano allo scoperto. Io sono pronto!”
“Tu? Sei troppo vecchio per le risse, Simone, e Gesù ti ha anche fatto cadere la spada dalle mani. Vorresti riprenderla di nuovo?”
“Non può finire così. Proviamo a seguirli fino alla casa del sommo sacerdote”
“Si! E’ vero, proviamo a seguirli, se siamo fortunati troviamo alle porte qualcuno che mi conosce ed entriamo anche noi.”
“Se mi riconoscono io sarò finito.”
“Non ti preoccupare. C'è confusione stanotte e la luna piena aiuterà i folli a venire allo scoperto. E allora saranno essi ad attirare l’attenzione.”
“Parli bene tu che studi là dentro. Io sono un povero…”
“...pescatore. Si! ti ho sentito quando lo dicevi al tempio, alle persone
che ti chiedevano chi era quello che parlava e chi eri tu. E ti vantavi, pure.”
“Cosa vuoi dire?”
“-Il mio maestro mi ha detto che sarò la pietra dei suoi discepoli!- Dicevi così.”
“Ma è vero. Ha scelto me tra tutti!”
“Non mi sembra che gli altri fossero d'accordo.”
“Sono invidiosi. Li terrò io in riga.”
“Ecco, bravo. Proprio come fanno i miei maestri al tempio!”
“Ti sbagli. Il maestro ha visto in me…”
“Che cosa? La cultura ed i tuoi studi? Ho visto con che occhi guardavi
a noi ragazzi al tempio che stavamo ascoltando il maestro…ci disprezzavi mentre dicevi quelle cose.”
“Forse è come dici tu, ma parlavo solo per sostenere il mio maestro”
“Che intanto se n'era andato! Stavate a litigare chi fosse primo tra voi,
e tu facevi voce grossa”
“E allora?”
“Allora credo che tu ti stessi vantando di essere il primo dei suoi discepoli: cosa che adesso la paura ti impedisce di fare!”
“Lasciami perdere, cosa vuoi capire tu?”
“Che siamo sulla stessa barca che affonda. Ecco cosa comprendo.”
“Non dire questo! Vuoi vendicarti proprio in questo momento? Vuoi mettermi paura?”
“No! Hai ragione. Ora è necessario capire cosa sta succedendo al maestro.
Vieni, siamo arrivati”
secondo tempo
GIOELE
I
La folla si accalca all'ingresso del cortile del sommo sacerdote Caifa,
perdo il contatto con Simone.
Sono passato, la portinaia mi riconosce come uno degli scolari del tempio.
Ho un alloggio poco lontano dove dormo con gli altri studenti.
Quanto siamo arroganti e stupidi, così sicuri di noi.
Guarda, qui nel cortile non c'è nessuno dei miei compagni.
Stanno tutti a dormire.
E magari domani mi diranno le loro imprese del giorno passato:
avere imparato a memoria un altro salmo o comprato una bella veste per il servizio al tempio.
Parleranno di una ragazza che da tempo osserviamo passare dai nostri locali.
E faremo delle risatine quando Daniel rientrerà come ogni giorno dal suo alloggio privato
perchè non vuole mescolarsi con noi, lui che ha genitori ricchi più dei nostri.
Che idioti! E nessuno ti dirà mai di essere un idiota, ma che le sue sono le cose più importanti.
Siamo solo paura. Siamo solo timidi e pieni di paure.
Ma l'età ci permette di ruggire, come leoni in un mondo di talpe e serpenti velenosi.
Cadremo nelle buche, saremo avvelenati.
Diventeremo anche noi come le talpe e come i serpenti.
Diventeremo talpe velenose come i nostri maestri al tempio.
Ed io che avevo pensato di aver trovato qualcuno di diverso!
Guarda che fine sta facendo.
II
Dov'è Simone? Mi sembrava fosse con me.
Mi sono distratto. Non si vede niente in questa confusione.
Accidenti, è rimasto fuori. Vado a vedere.
“Per favore è un amico del tempio!” dico.
“Puzza un bel po’” mi dice la portinaia.
“E’ un pescatore, ogni tanto viene a Gerusalemme per portare del pesce essiccato
per i membri del sinedrio. Lascialo entrare.
Sarà qui per pochi giorni, ed è curioso di vedere cosa sta accadendo stanotte.”
La portinaia alla fine si convince.
Saluto Simone e gli dico di restare vicino al fuoco del cortile.
C'è molta confusione. Io entro, ascolto, ritorno e poi gli riferirò ogni cosa.
“Torno presto.”
Gli chiedo solo di stare tranquillo per un po’.
Ci riuscirà? A volte mi sembra solo uno che cerchi la rissa.
Speriamo se ne stia quieto.
SIMONE
I
“Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?”
Che vuole questa vecchia strega?
Devo liquidarla in fretta prima che attiri l'attenzione.
Gli dirò di no, almeno così mi lascia in pace.
Tanto non vuol dire niente. Dire di no è niente.
“Non lo sono.”
Ecco il fuoco. Finalmente un poco di caldo: ne avevo bisogno.
Siamo una decina di persone qui intorno.
Le lingue della fiamma sembrano voler parlare. Ma ora non ascolto nessuno.
Neanche questo fiato di luce.
Ogni tanto dal bracere la legna scoppia di calore
e sputa nel cielo della notte una polvere luminosa
che sembra sparire nel cielo come stelle nelle tenebre.
Fisso questo focolare perché la sua bellezza mi tenga muto.
Oppure è soltanto confusione.
II
La sorte è con me questa notte.
E’ assente la guardia che mi aveva riconosciuto.
Stanno parlando del prigioniero.
Che sciocchezze che stanno dicendo.
Non è vero che evocava i demoni per fare prodigi.
Io posso dirlo.
Era una persona buona, parlava e agiva come solo il Signore ha indicato di fare ai suoi profeti.
Lui era davvero quello inviato dal dio dei nostri padri.
Io avevo sentito anche la voce sulla montagna.
Siamo saliti in tre lassù sul Tabor.
C'è stata una luce, era il maestro.
Poi le parole, erano altri con lui.
Poi la nostra paura, volevamo costruire tende.
Infine nebbia e quella voce, non ditelo a nessuno.
Ci disse il maestro scendendo dal monte, per ora tacete.
Un prodigio così strano che io e gli altri ci saremmo vergognati
di comunicare non ci avrebbero creduti.
“Cosa avete fatto sul monte con il maestro?”
“Abbiamo pregato tutta la notte!”.
Che altro dire di un mondo a loro ignoto,
nel quale noi, ignoranti, abbiamo mosso qualche passo.
Non sapevano. Non sapevamo.
Tutto tacemmo, in attesa di tempi migliori.
III
Più noi di se stesso, così voleva.
Era davvero un maestro che ci voleva bene.
Era? No! È!
Che faccio? Ne parlo già come un morto?
Devo smettere: questi pensieri mi fanno male.
Ma io? Come farò io senza di lui?
Davvero sono perduto. Dove andrò?
Le sue parole sono diventate gambe e braccia per la mia vita.
Ho una casa, una famiglia, ho un lavoro, ho una barca.
Molti lavorano con me per pescare, per vivere.
Eppure sono le sue parole ad avermi fatto capire cosa è essere vivi,
cosa significa vivere da liberi.
Io appartengo ad un popolo, io sono un popolo.
E nel popolo io sono uno che ama.
Sto nel popolo come uno che serve.
Con te questa libertà era facile. Ma ora?
Dove andrò se tu muori, maestro mio.
IV
Ti ho fatto arrabbiare?
In certe occasioni sei tu che sei stato duro con me.
Io reagivo. Ma ti voglio bene.
Sei tu che mi hai chiamato nemico.
Proprio il nemico, il satana!
Hai avuto il coraggio di darmi anche questo nome.
Io, che ero la tua pietra angolare.
Non mi sono allontanato. Non ne avrei avuto ragione?
Eppure sono rimasto con te.
Anche ora: sto rischiando la mia vita per seguirti fino a qui!
Sei per me come il melograno, acerbo e dolce al palato.
Non sempre capisco. Non sempre capivo.
Devo riconoscere che non mi hai mai abbandonato.
V
Che stanno dicendo? Stanno parlando dei suoi discepoli.
Parlano del discepolo che ha aggredito il servo del sommo sacerdote.
Parlano di me.
Uno mi guarda e quasi a scherzo dice: “assomigliava proprio a te!”.
“Che stai dicendo? Non scherzare neanche! Io un suo discepolo. Figuriamoci!".
Ecco, buttiamola sul ridere, così non rischio nulla.
Devo evitare di farmi riconoscere, per poter agire quando sarà il momento.
A breve Gioele arriverà e decideremo cosa fare.
Un altro insiste: “Non è uno scherzo. Sono parente del servo ferito, gli ero vicino.
Ho visto la tua faccia. Ti riconosco.”
“Smettila!” grido io. L'aggressività a volte viene scambiata per verità.
Sono molto bravo, so scattare a mio piacimento, con qualsivoglia tono di rabbia.
Se voglio salvarmi adesso, devo arrabbiarmi molto.
Tanto quanto basta perché smettano di accusarmi.
Infine dalle mie labbra escono parole, che io non sono.
“Che io muoia se ho mai parlato o ascoltato quell'uomo!”
È l'alba ormai. A un canto del gallo fa eco un altro gallo.
Cantano al giorno che inizia. Cantano al mio tradimento.
Che io muoia? Sono ancora vivo.
Eppure io ho parlato e ascoltato il maestro.
Ma sono davvero ancora vivo?
VI
Che succede ora? Qualcosa si muove.
Spengono il fuoco. Il maestro esce. Il giudizio è dato.
Cosa si sono detti là dentro? Dov'è Gioele?
Doveva uscire prima che lo portassero via e raccontarmi tutto.
Voglio rivederlo: sono qui per questo.
Sta passando, ha le mani legate.
Alza la testa, solleva lo sguardo, incrocia il mio.
Mi sta fissando.
Nessun disprezzo, nessuna rabbia.
Mi guarda come mi ha guardato lavandomi i piedi ieri alla cena.
Avvolge coi suoi i miei occhi.
Non mi abbandona neppure adesso.
“Prima che il gallo canti.”
Ora ricordo.
Inizio a piangere.
Cado.
GIOELE E SIMONE
“Che fai qui a terra? Il maestro lo hanno portato dal governatore romano!”
“Lasciami!”
“Ma si! Cosa possiamo fare? Ormai hanno deciso che deve morire.
Il processo sarà una farsa.”
“Colpa tua!”
“Cosa?”
“Se fossi uscito prima! Non avrei dovuto rinnegarlo.”
“Che hai fatto?”
“Ho dovuto farlo. Uno o due mi stavano riconoscendo.”
“E tu allora?”
“Ho negato. Ho negato di conoscerlo!”
“Proprio tu?”
“Ho invocato la morte!”
“Non piangere ché non comprendo. Che hai detto?”
“Ho invocato la morte piuttosto che riconoscerlo.”
“Che sventurati che siamo noi due! Ci siamo trovati nella notte!”
“Nella notte ci siamo uniti alla notte senza limiti!”
“Dove finirà questa notte? Dove troverà limite?”
“Attorno a questo fuoco, con una luce così spenta che a malapena si vede.”
“Che a malapena si veda cosa?”
“Che l'ho tradito”
“Un lenzuolo sulle mura. Guarda là. Un bianco lenzuolo.”
“Lo vedo. Cos'ha questo lenzuolo peggio delle mie parole?”
“È il mio tradimento. Ho abbandonato tutto per non seguirlo e mi sono ritrovato nudo.”
“Per te nudità, per me morte. Ma sappiamo entrambe che toccherà a lui
questa sorte che cresce sulle nostre labbra. Siamo solo gente che chiacchera.”
“A te morte, a me nudità. Ricadranno su di lui. Cosa fare?”
“Resterò qui seduto. Avrei voluto essere forte, avrei voluto rinunciare al dolore.”
“Resterò con te. Dirò addio a questa mia lontana, lontana famiglia. Vedremo che accadrà.”
“Ma lui mi ha guardato. Vorrà dire qualcosa?”
“Canta con me Simone. Lo conosci anche tu questo salmo. Il Signore regna, esulti la terra…”
“Davanti a lui cammina il fuoco.”
“Davanti a lui cammina il fuoco.”
“Si. Anche io lo ripeto spesso. Mi piaceva sin da piccolo, quando parla del fuoco.”
“Che dici? Lo cantiamo insieme finchè il sole non sia completamente sorto?”
“Cammina davanti il fuoco.”
“Davanti a noi il fuoco cammina.”
“Ma lui mi ha guardato.”
“Non pensarci. Non piangere. Canta con me, forse qualcuno ascolterà il nostro canto.”
Francesco Ondedei
Leggi le altre parti
Commenti
Posta un commento