Per arrivarci - al Pelourinho - trascorriamo tra i lavori in corso di enormi impalcature ai bordi delle arterie più grandi del centro. Il carnevale si sta avvicinando. Il faro lo vedremo al ritorno, al tramonto del giorno. Molte persone intorno, tanti amano stare qui nelle brevi spiagge sotto il ciglio della strada. Molti giovani. Dietro il farò, sulla scogliera che scende ripida, un gruppo improvvisa un seguitissimo concerto. Vicino alla scritta SALVADOR a grandezza uomo, in resina blu, all'ingresso del faro sulla parte opposta, stanno suonando 4 ragazzi i loro tamburi, infiniti ritmici rumori, finché la folla si raduna, finché ne resterà agganciata. Non ci sono interruzioni, un infinite loop come nei vecchi vinili, quando la puntina entrava in un cerchio senza fine per evitare che raggiungesse la zona senza tracce e si rovinasse. Cambiano le esecuzioni ritmiche come farebbe un'orchestra. Le attraversiamo per raggiungere l'auto e andare a cena con le suore: stasera le abbiamo invitate noi, per fare un po di festa. Domani si parte!
Ma le chiese dorate, quelle non posso descriverle! Sembra quasi di essere in una Ravenna di età barocca. Per di più il restauro ci offre visioni completamente rinnovate degli interni. Ci sono poi le chiese che si dice gli schiavi siano riusciti a costruire con l'oro che nascondevano sotto le unghie, durante l'estrazione. Di certo c'è che non erano ammessi alle chiese dei coloniali. E non sembra difficile che siano servite anche per dare una copertura accettabile ai cattolici portoghesi, per i loro riti del Candomblé, misterioso sigillo di appartenenza all'Africa.
Giunge la notte, quella che si passa a dormire con il ventilatore acceso.
Poi arriva l'alba.
Il mese inizia con le valigie da preparare - ancora le stanze dei nostri alloggi sono un contenitore senza via di uscita per il caldo, che si ostina abilmente a trovare qua dentro un rifugio dalla brezza decisa e piena di salsedine, che di notte si rafforza nel suo respiro marino, appiccicosamente più fresca. Viene da là, sembra il suono e l'odore delle onde.
Siamo nel primo di febbraio, e gli impegni di oggi sono pienamente assorbiti dal percorso a ritroso che ci riallinea alle 4 ore guadagnate in andata e che ora dobbiamo restituire. Sperando che il jet lag non ci tolga troppo a lungo il sonno!
Stamattina abbiamo l'ultimo nostro incontro, con il vescovo ausiliare Esteban. Nel complesso dove ci troviamo, occupa la casa allestita per la visita di Giovanni Paolo II in Brasile, tra giugno e luglio 1980. Gli infissi, poco altro, ci dice don Esteban, sono ancora dell'epoca. Dopo quarant'anni molto è cambiato. L'elicottero atterrò poco lontano, di fronte all'ingresso dei nostri alloggi.
La narrazione di don Esteban non è cambiata da due anni a questa parte. Non credo sia un male. Ha alcune idee chiare sull'andamento della chiesa locale, spesso la confronta con la sua chiesa di provenienza, che sembra sia marcata da una maggiore efficenza. Spesso qui si trova di fatto a revisionare conti e valutare cosa sia bene far procedere o interrompere delle tante attività che la diocesi segue. E -soprattutto- che la diocesi paga. Alcuni grandi capitoli di spesa sono stati tagliati. Su questo non trova sempre un consenso diffuso.
Invoca, lodando Papa Francesco, una nuova spinta missionaria ("si è affievolita"), come argine alle sette pentecostali. Pubblicizzano una teologia della prosperità e del successo che piace molto di più di una chiesa cattolica spesso avviluppata da una noiosa burocrazia di mantenimento e sopravvivenza. A volte viene chiamata fedeltà alla tradizione. Constata che comunque ciò che cresce di più è il numero di agnostici (sfiduciati dal vano tentativo di realizzarsi nel passaggio da una promessa ad un'altra, da una chiesa ad un'altra!).
Salutiamo come si fa di solito: foto di gruppo. Diretti dalle suore, Bairro da Paz. Ultima nostra intima messa: noi 8, loro 4. Al centro poniamo le festività per Santa Clelia nel 150esimo dalla morte. Ma oggi prevale la sua lettera, è l'anniversario (31 gennaio 1869). "...Signore aprite il vostro cuore
e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore; e con queste fiamme
accendete il mio
fate che io bruci d’amore."
Ecco la soglia! L'ho trovata!
Arriva e oltrepasso, ultima, la soglia di casa.
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