Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 5 febbraio 2020

BRASILE 2020 - "Soglia, pensa che è per due che si amano"

venerdì 31 gennaio - sabato 1 febbraio

La soglia è la forza che ogni essere umano possiede, è l'immagine quotidiana del cambiamento. Entri oppure esci da una casa. Scegli una cosa piuttosto che un'altra. Inizi un viaggio oppure sei sulla strada del ritorno. A dispetto della grandezza delle nostre porte di casa, ampie 30-40 cm in profondità, simbolicamente parlando una soglia può non avere sempre chiare le sue misure. Potrebbe essere del tutto indeterminata nello spazio e nel tempo. Il rischio è fermarsi su di essa, proprio ora che sei sulla soglia!



Il nostro viaggio non prende la strada di casa soltanto di sabato, quando veniamo accompagnati dalle suore, verso le 12,30, a restituire le auto a nolo, a compiere il check in e passare i controlli per l'imbarco (metti e togli zaini, zainetti, cintura, orologio, scarpe e quella cosa che non pensavi di avere ma che fa sempre suonare il detector!). 

No! Già le visite al Pelourinho del 31 pomeriggio hanno la fretta di chi prova a completare nel poco che c'è il tutto che manca. Il centro antico della città si sveglia sempre ogni mattina a 70 metri sul livello del mare. Al di sotto la fortezza, appena fuori dal porto, dove gli schiavi sostavano in quarantena. Oggi sembra tutto yacht style ed il "mercado" degli acquisti del turista che voglia comprare i tipici oggetti da straniero che viene in Brasile, si erge come un dado da brodo appena immerso in acqua ed ancora in attesa di sciogliersi. Anche oggi è caldo, poco lontano resta solo il cerchio a terra di un monumento visto due anni fa (due coppie di capocchie di spillo giganti, sovrapposte): sembra andato in combustione per l'eccessivo caldo! Ironia o grazia ha voluto che il suo scultore fosse deceduto poco prima. Verrà allestita una copia.

Per arrivarci - al Pelourinho - trascorriamo tra i lavori in corso di enormi impalcature ai bordi delle arterie più grandi del centro. Il carnevale si sta avvicinando. Il faro lo vedremo al ritorno, al tramonto del giorno. Molte persone intorno, tanti amano stare qui nelle brevi spiagge sotto il ciglio della strada. Molti giovani. Dietro il farò, sulla scogliera che scende ripida, un gruppo improvvisa un seguitissimo concerto. Vicino alla scritta SALVADOR a grandezza uomo, in resina blu, all'ingresso del faro sulla parte opposta, stanno suonando 4 ragazzi i loro tamburi, infiniti ritmici rumori, finché la folla si raduna, finché ne resterà agganciata. Non ci sono interruzioni, un infinite loop come nei vecchi vinili, quando la puntina entrava in un cerchio senza fine per evitare che raggiungesse la zona senza tracce e si rovinasse. Cambiano le esecuzioni ritmiche come farebbe un'orchestra. Le attraversiamo per raggiungere l'auto e andare a cena con le suore: stasera le abbiamo invitate noi, per fare un po di festa. Domani si parte!

Ma le chiese dorate, quelle non posso descriverle! Sembra quasi di essere in una Ravenna di età barocca. Per di più il restauro ci offre visioni completamente rinnovate degli interni. Ci sono poi le chiese che si dice gli schiavi siano riusciti a costruire con l'oro che nascondevano sotto le unghie, durante l'estrazione. Di certo c'è che non erano ammessi alle chiese dei coloniali. E non sembra difficile che siano servite anche per dare una copertura accettabile ai cattolici portoghesi, per i loro riti del Candomblé, misterioso sigillo di appartenenza all'Africa.

Giunge la notte, quella che si passa a dormire con il ventilatore acceso.

Poi arriva l'alba.

Il mese inizia con le valigie da preparare - ancora le stanze dei nostri alloggi sono un contenitore senza via di uscita per il caldo, che si ostina abilmente a trovare qua dentro un rifugio dalla brezza decisa e piena di salsedine, che di notte si rafforza nel suo respiro marino, appiccicosamente più fresca. Viene da là, sembra il suono e l'odore delle onde.

Siamo nel primo di febbraio, e gli impegni di oggi sono pienamente assorbiti dal percorso a ritroso che ci riallinea alle 4 ore guadagnate in andata e che ora dobbiamo restituire. Sperando che il jet lag non ci tolga troppo a lungo il sonno!

Stamattina abbiamo l'ultimo nostro incontro, con il vescovo ausiliare Esteban. Nel complesso dove ci troviamo, occupa la casa allestita per la visita di Giovanni Paolo II in Brasile, tra giugno e luglio 1980. Gli infissi, poco altro, ci dice don Esteban, sono ancora dell'epoca. Dopo quarant'anni molto è cambiato. L'elicottero atterrò poco lontano, di fronte all'ingresso dei nostri alloggi.

La narrazione di don Esteban non è cambiata da due anni a questa parte. Non credo sia un male. Ha alcune idee chiare sull'andamento della chiesa locale, spesso la confronta con la sua chiesa di provenienza, che sembra sia marcata da una maggiore efficenza. Spesso qui si trova di fatto a revisionare conti e valutare cosa sia bene far procedere o interrompere delle tante attività che la diocesi segue. E -soprattutto- che la diocesi paga. Alcuni grandi capitoli di spesa sono stati tagliati. Su questo non trova sempre un consenso diffuso.

Invoca, lodando Papa Francesco, una nuova spinta missionaria ("si è affievolita"), come argine alle sette pentecostali. Pubblicizzano una teologia della prosperità e del successo che piace molto di più di una chiesa cattolica spesso avviluppata da una noiosa burocrazia di mantenimento e sopravvivenza. A volte viene chiamata fedeltà alla tradizione. Constata che comunque ciò che cresce di più è il numero di agnostici (sfiduciati dal vano tentativo di realizzarsi nel passaggio da una promessa ad un'altra, da una chiesa ad un'altra!).

Salutiamo come si fa di solito: foto di gruppo. Diretti dalle suore, Bairro da Paz. Ultima nostra intima messa: noi 8, loro 4. Al centro poniamo le festività per Santa Clelia nel 150esimo dalla morte. Ma oggi prevale la sua lettera, è l'anniversario (31 gennaio 1869). "...Signore aprite il vostro cuore
e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore; e con queste fiamme
accendete il mio
fate che io bruci d’amore." 


Ecco la soglia! L'ho trovata!

Procediamo. 3 aerei, 2 treni. Pensavo che lo scarto di ore fosse solo di 4. Ma qui è la stagione del caldo e (anche se ci sono state piogge anomale) del secco. Siamo avanti di quattro ore in Italia, ma indietro di sei mesi. Gli aeroporti e le stazioni calmano il nostro lento rientro attraverso il volto di migliaia di persone che come noi viaggiano. Mascherine qua e là, anti coronavirus: la malattia ti raggiunge prima nella mente e nel cuore che nel resto del corpo. Sentiamo che in Italia qualcuno tira sassi addosso a persone cinesi che vivono da tempo nel paese. A bambini! Alla stazione di Roma avvisto alcuni senza dimora che in un vino riversato dentro una borraccia, nel capo chino su di un tavolino come a dormire immobili, nel vociare e discutere un po sopra tono, manifestano la loro identità -e non per altro-! 

Arriva e oltrepasso, ultima, la soglia di casa.

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